Avengers: Endgame – Recensione NO spoiler

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L’insostenibile attesa è finalmente terminata.

Ad alleggerirla, ci abbiamo provato noi stilando la top 20 dei migliori momenti del Marvel Cinematic Universe (Parte I e Parte II)

Endgame chiude il ciclo narrativo iniziato con la prima apparizione di Thanos nel post credit di Avengers e proseguito con la ricerca delle gemme nel corso dei cinecomics.

Fino ad oggi.

Dopo il disastroso epilogo di Infinity War, gli Avengers vogliono essere degni del loro nome: vendicare i caduti.

Ritrovare le forze non è facile. La prima parte di Endgame si consuma con una vendetta giunta improvvisamente ma che non pone alcuna soluzione.

Il piano, come prevedibile, è riportare tutti in vita attraverso l’ausilio del Guanto e le Gemme dell’Infinito.

La soluzione è il viaggio nel tempo. L’espediente è la fisica quantistica.

Seppur sia contestualizzato, è un processo sviluppato troppo sbrigativamente, con una spiegazione troppo approssimativa che rende il viaggio nel mondo quantistico una banalità.

L’excursus nel passato è il corretto tributo alla longeva cinematografia Marvel, per ripercorrere i momenti salienti del Cinematic Universe con le intromissioni degli Avengers del presentefuturo (?)

Ci saranno incontri commoventi ma che, per esigenze temporali, saranno troppo brevi seppur significativi.

Il piano degli Avengers è azzardato, l’esecuzione confusionaria. Gestire gli scenari è stato complicato, con una alternanza di mondi, personaggi e archi temporali che rendono il fulcro del film un mappazzone.

Funziona ai fini intrattenitivi, ma si dubita della coerenza al momento della visione. Cercando di incesellare i pezzi del complesso mosaico, si compone un quadro narrativo disorientante; meglio cavalcare l’onda dell’entusiasmo senza lanciarsi in cervellotiche analisi da nerd.

La carenza di azione è compensata solo nel finale, ma ne rimarrete soddisfatti. Ciò che ho ritenuto più interessante è la fase post-apocalittica generata dallo schiocco delle dita di Thanos. Avrei addirittura preferito che si facesse un maggior approfondimento.

Molti personaggi hanno ricevuto una parziale involuzione rispetto al concept canonico. Altri sono rimasti nell’ombra e forse è mancata un po’ di caratterizzazione e introspezione per degli elementi che l’avrebbero meritata.

In tutto ciò, la facilità con cui Avengers riesca ad emozionare, a commuovere lascia lo spettatore inerme. Si è travolti da uno tsunami emotivo che si infrange sui ricordi, su quell’animo puro, da spettatore ingenuo che finalmente ci spoglia di ogni concetto razionale, lasciandoci apprezzare l’irrazionale: il fantastico mondo dei supereroi.

Endgame non sarà perfetto ma è la conclusione perfetta di un ciclo narrativo costruito solidamente nel tempo.

Alcuni passaggi apparsi un po’ forzati sono stati necessari. Si metabolizzano, si accettano, con il cuore in gola e le mani sudate.

Endgame è un rassicurante epilogo per ciò che fu, è e (probabilmente) sarà il Marvel Cinematic Universe.

Infinity War rimane un film più completo e lineare rispetto a questo sequel. Ciò che manca stavolta è l’introspezione di Thanos, sviscerato nell’analisi dei suoi ideali nel primo episodio. In Endgame, il Titano Supremo è una presenza meno tenebrosa ed inquietante rispetto a prima, divenendo un villain regolarizzato da un contesto in cui il trionfo del bene è piuttosto scontato.

Una conclusione forse scontata, forzata ma che era assolutamente necessaria.

Dopo Endgame, un po’ di timore per il futuro c’è: le prospettive mi sembrano ristrette rispetto a quelle che erano visibili all’inizio di questo percorso. La pianificazione incerta.

Ora c’è bisogno di una rifondazione e di (ri)conferme. Gli interpreti del futuro potrebbero non essere accattivanti come quelli del passato.

È un’eredità difficile da raccogliere.

Riusciranno gli spettatori ad accettare il passaggio del testimone?

 

 

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