Top per sopravvivere la domenica: 10 giochi imprescindibili per PS2

La domenica è il giorno perfetto per rispolverare la propria Playstation 2 e concedersi una lunga sessione di gioco intrisa di nostalgia e malinconia.

Vorremmo che questa top abbia per voi, lettori in paciolle, la funzione di guida per questo viaggio a ritroso nel tempo,

Abbiamo deciso di stilare una lista di 10 titoli, soffertamente selezionati, per sopravvivere nelle vostre domeniche uggiose.

La linea guida che è stata tracciata è la seguente:

  • Abbiamo prediletto titoli che fossero accessibili e prevalentemente arcade.
  • Abbiamo lasciato da parte titoli longevi e che non supportano la funzionalità multiplayer, preferendo giochi che abbiano un approccio che permettano sessioni relativamente brevi e che concedono un’esperienza di gioco condivisibile.
  • Abbiamo escluso collection e raccolte (per cui trovere riservata una menzione d’onore in fondo all’articolo), preferendo prodotti rilasciati per la prima volta su PS2.

Dopo questi noiosissimi presupposti, cominciamo!

 

10) Splashdown 2: Rides Gone Wild (2003)

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Iniziamo questa top con un titolo controverso.

Probabilmente molti di voi non lo conosceranno ma Splashdown è una perla grezza rinvenuta in una conchiglia tenuta tra le poppe di una serena che si scola una Budweiser.

Ride Goes Wild è l’equivalente di Wave Race sviluppato durante una sbornia: americanissimo, tamarrissimo e per questo maledettamente divertente.

Se volete sfrecciare sulle moto d’acqua tra dinosauri o durante un bombardamento aereo di un inspiegabile flashback, Splashdown è ciò che dovete giocare.

Per una domenica da sbronzi.

9) Pro Evolution Soccer 3 (aka Winning Eleven 7) (2003)

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L’eterna rivalità tra PES e FIFA ci ha fatto sempre propendere la fazione di Konami.

Pro Evolution Soccer era un binomio costituito da realismo e una forte componente arcade, in un perfetto equilibrio tra i due elementi.

Se la serie EA era un simulatore di calcio, PES era IL calcio.

Grezzo ma al contempo sopraffino. Tecnico ma sempre avvincente.

Abbiamo scelto il terzo capitolo perché ha sancito una svolta nella serie, in cui lo stacco generazionale dalla prima Playstation divenne tangibile.

Perché la domenica è soprattutto italiano medio che ama il calcio, sgargarozza Peroni e parla di gnocca.

 

8) ESPN NFL 2K4 (2003) 

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Il football di ESPN fu la valida alternativa in un’epoca videoludica in cui dovette fronteggiare il colosso Madden.

Nel 2003, fu difficile distinguere chi fu Davide e chi fu Golia. Prima che EA decidesse di sbaragliare la scomoda concorrenza di SEGA acquisendo i diritti della NFL, ESPN Football esprimeva un concetto di simulazione sportiva più accattivante, con maggiore appeal e contenutisticamente ricco.

Nella versione 2K4 venne introdotta la modalità che permetteva di vivere in prima persona l’esperienza di gioco.

Letteralmente.

Attraverso la griglia del casco, possiamo impersonificare qualsiasi ruolo sul campo. Si soffre ad ogni contrasto, si respira affannosamente dopo ogni corsa, si lotta per ogni yard.

Come se non bastasse, il gioco dispone di una quantità imbarazzante di modalità, licenze ufficiali e squadre storiche dell’NFL.

Per una domenica col testosterone.

 

7) WWE Smackdown!: Here Comes The Pain (2004)

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Il carrozzone circense targato WWE fa tappa alla settima posizione della nostra top.

Quando il wrestling era ancora una figata, la potenza di percosse mandava in tilt qualsiasi rilevatore di virilità, con pompatissimi omaccioni che si fracassano di schiugghiunau senza eccezioni di colpi.

Un benedettissimo e provvidenziale supporto del multitap permetteva sessioni di botte condivisibili fino ad un massimo di 4 giocatori contemporaneamente.

Se 619, Frog Splash e sbalzi ormonali hanno caratterizzato la tua adolescenza, la domenica è il giorno ideale per tornare penosamente brufolosi e incompresi dagli adulti.

 

6) We Love Katamari (2005)

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Katamari è il connubio ideale tra genio e follia.

Il principe del Cosmo deve soddisfare le richieste dei sudditi della Terra, rotolando il suo katamari in impensabili scenari di vita quotidiana.

Appiccicaticcio ed adattabile a qualsiasi superficie, il katamari incolla a sé qualsiasi cosa, aumentando la sua massa e crescendo a dismisura, fino a inglobare persone, animali, automobili, case ed addirittura altri pianeti (!!).

Con colori sgargianti e una composizione musicale tra le più canticchiabili e strampalate di sempre, Katamari Damacy vi contagerà con la sua allegria e spensieratezza.

Il perfetto antipressivo per combattere il torpore emotivo della domenica.

 

5) NBA Street Vol. 2 (2003)

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La serie Street abbandona i lussuriosi parquet dell’NBA per tornare sugli sgangherati campetti di quartiere.

Liberi da ogni schema e da ogni regola, il basket da strada permette maggior libertà di movimento e concede colpi scorretti per un approccio più grezzo e selvaggio alla pallacanestro.

Tra trucchi da giocoliere con il pallone e acrobazie circensi, lo show è assicurato.

Ideale per sbeffeggiare il vostro antipatico cugino dopo il pranzo della domenica.

 

4) SSX 3 (2003)

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SSX è una serie irrinunciabile per ogni libreria essenziale PS2. Diffidate da chiunque non abbia un qualsiasi capitolo di questa serie tra le sue minchiate giapponesi.

Sfrecciare lungo le piste innevate a bordo della nostra tavola fa venire ancora i brividibadibidi.

Tra salti nel vuoto e acrobazie mozzafiatanti, il divertimento ci travolge come una valanga durante le nostre insignificanti domeniche.

 

3) Soul Calibur II (2002)

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Che domenica sarebbe senza mazzolate?

Soul Calibur è il nostro picchiaduro preferito per PS2.

È stata una ardua scelta, ma i sentimenti hanno preso il sopravvento e Soul Calibur II ha trionfato sul terzo capitolo, anche se significa rinunciare all’editing dei personaggi. E soprattutto rinunciare a Tira.

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Ma la nostalgia è più forte della potta.

E la domenica è fortemente nostalgica.

 

2) Tony Hawk Pro Skater 3 (2001)

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Ginocchia sbucciate ed ossa fratturate vengono (fortunatamente) sostituite da polpastrelli consumati e dita doloranti.

Pro Skater 3 è il gioco arcade d’eccellenza per smanettoni scaprestati che vogliono dominare le piste con combo da capogiro.

Tra trick funambolici e folli acrobazie, Tony Hawk propone sessioni di sferragliamenti col pad bruscamente interrotte dagli smadonnamenti dopo le cadute dallo skate.

Perché la domenica è anche composta da bestemmie.

 

1) Burnout 3: Takedown (2003)

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Il re dei racing game arcade.

Burnout 3 è vi offrirà dosi di adrenalina che scorrono attraverso il dualshock per essere sparate direttamente endovena.

Difficilmente un gioco di guida è riuscito a riprodurre un senso di velocità tale da spettinarci i capelli e farci rizzare i peli lungo la schiena.

Il brivido della derapata, il bacio tra le portiere delle auto avversarie e le carcasse di ferraglia che stridono sull’asfalto dopo un fragoroso incidente suscitano follia, scompiglio ed emozioni che ci fanno amare il videogioco.

Takedown è scarica di defibrillatore per rianimarvi da una domenica dominata dall’apatia.

 

Come promesso, i monsonile menzioni d’onore per evitare che consumiate la domenica nella blasfemia degli atti onanistici:

  • Tekken 5
  • Capcom Collection Vol 1 & 2
  • Madden 2004
  • Street Fighter Alpha Antology
  • X-Men Legends
  • Baldur’s Gate: Dark Alliance
  • Baldur’s Gate: Dark Alliance II
  • Champions of Norrath
  • Marvel Ultimate Alliance
  • WWE Smackdown VS Raw 2006
  • Pro Evolution Soccer 6
  • SSX Tricky
  • Soul Calibur III
  • Virtua Fighter 4
  • Taito Collection I & II
  • Lego Star Wars Complete Saga
  • Tony Hawk Underground
  • Mortal Kombat: Deadly Alliance
  • Mortal Kombat: Shaolin Monks
  • Metal Slug Anthology
  • Tiger Woods PGA Tour 2004
  • Everybody’s Golf
  • NBA Street V3
  • NCAA Football 2004
  • NBA 2K3
  • FIFA 2003

 

 

 

Top inutili: Le 10 migliori skin non-leggendarie di Overwatch

Sarebbe stato troppo facile comporre una top sulle skin leggendarie.

Il nostro anticonformismo ci porta a prediligere selezioni controverse e inusuali. Ma soprattutto economiche.

Ecco perché abbiamo deciso di stilare una classifica delle skin di Overwatch che non siano leggendarie, per accontentare chiunque si senta particolarmente sfortunato con i loot box e per chi non dispone di risorse auree sufficienti per acquistare costumi sbrilluccicosi ma che ci tiene comunque ad essere ganzo.

Prima di iniziare, qualche regola:

– Abbiamo volutamente escluso le skin delle squadre della Overwatch League perché avrebbero intasato la nostra top. Ci preserviamo un diritto di replica con una classifica appositamente dedicata. Non oggi però.

– Abbiamo escluso le skin del Blizzcon perché rosichiamo a non averle, ma andrebbero nominate tutte perché sono fastidiosamente belle (ed esclusive).

Detto ciò, cominciamo!

 

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10) Sombra – Incendio skin

Ebbene sì. Apriamo questa Top 10 con una sorpresa.

Sombra ha delle fantastiche colorazioni dei costumi rari che ci hanno messo in imbarazzo per la scelta.

Abbiamo pensato che questa skin focosa rappresentasse al meglio l’animo caliente dell’hacker messicana.

 

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9) Pharah – Possessed skin

Prima skin di Halloween ad inserirsi nella nostra top.

Blizzard non poteva fare un lavoro migliore con questa terrificante versione di Pharah che sembra essere tornata dall’oltretomba.

 

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8) Symmetra – Peacock skin

Symmetra dimostra sempre una gran classe.

A risaltare ulteriormente questa sua qualità ci sono gli inserti dorati, con l’elegantissimo ricamo che richiama alla piuma del pavone.

Colore scuro azzeccatissimo.

 

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7) Zenyatta – Skullyatta

L’omnic ascetico assume sembianze grottesche con questa incredibile skin.

Superbe le venature sul capo che vanno a ricamare la materia grigia, con linee nere che marcano l’apparato scheletrico di Zenyatta. Spooky.

 

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6) McCree – Scrooge skin

Tuba, spolverino ricoperto di neve, capelli grigiastri, immancabile sigaro.

McCree incarna il burbero Scrooge, protagonista di A Christmas Carol, diventando il guastafeste per antonomasia.

 

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5) Sombra – Peppermint skin

Sombra torna in questa top dopo aver dimostrato di prestarsi perfettamente a sfumature cromatiche graduali.

Stavolta si aggiudica il quinto posto della nostra top con le classiche colorazioni natalizie, in controtendenza alla sua trasgressività latina.

Un connubio ideale tra il suo stile e la tradizione delle festività.

 

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4) Ana – Ghoul skin

Halloween è la mia festa preferita. Blizzard sembra essere della mia stessa opinione, dato che ha deciso di celebrare questa festa con un evento fantasmagorico.

Ana incarna il mito di Jack-o-lantern, indossando una maschera che richiama la tradizionale zucca intagliata. Brr.

 

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3) D.va – Nano Cola skin

E sul gradino più basso del podio troviamo la fantastica skin promoziale di D.va, gentilmente offerta da Blizzard per un evento limitato dal 28 Agosto al 10 Settembre 2018.

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Molti fan aspettavano da tempo di vedere la gamer coreana con la tutina attillatissima serigrafata e il mecha sponsorizzato della Nano Cola, bevanda friccicante pubblicizzata proprio dalla nostra beniamina.

Colori frizzanti e vivaci, spam ovunque e percentuali vertiginose di moe~ la rendono tra le nostre skin preferite.

 

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2) Reinhardt – Coldhardt skin

Questa spettrale skin di Reinhardt ha tutte le componenti estetiche per essere leggendaria.

Fortunatamente, è soltanto epica.

Armatura crepata da cui trapela una luce fatua, con un gelido fuoco che incendia il volto del nostro eroe solcato dal tempo… Scelta cromatica perfetta, con una colorazione cupa e fredda.

Brividoni.

 

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1) Genji – Nihon skin

Essenziale. Perfetta.

I Giochi Estivi del 2016 furono il primo evento promosso su Overwatch, introducendo nuove emote, highlights e soprattutto skin per gli eroi.

Andammo tutti in brodo di giuggiole, venendo assuefatti dalla malsana meccanica delle microtransizioni per aggiudicarci i nuovi elementi estetici dei nostri beniamini.

Nihon fu la skin più ambita.

Pur essendo epica, divenne proibitivo acquisirla, considerando che la randomizzazione dei forzieri era disastrosa e il materiale promozionale non era ancora acquistabile con i crediti di gioco.

Molti diedero persa per sempre questa skin, divenendo esclusiva per quegli sculoni che ebbero modo di trovarla.

Fortunatamente le regole cambiarono, gli eventi vennero riproposti e Nihon fu  accessibile a chiunque aveva versato fiumi di lacrime credendo di aver perso l’unica chance di ottenerla.

 

Dopo la top, ci teniamo a fare delle minzionimenzioni d’onore per ogni eroe:

Ana: Bastet, Shrike (ma Tal mi fa veramente cagare sotto, perciò la nomino)

Ashe: Winter

Baptiste: non pervenuto

Bastion: Rooster (principalmente per Ganimede versione gallo)

Brigitte: Carbon Filter

D.va: Taegeukgi, Tangerine

Doomfist: Leopard

Genji: Carbon Fiber

Hanzo: Demon

Junkrat: Inferno

Lucio: Gorgon

McCree: Undead

Mei: Pumpkin

Mercy: Snow Angel

Moira: Selkie

Orisa: Twilight

Pharah: Anubis

Reaper: Hellfire

Reinhardt: Lieutenant Wilhelm

Roadhog: non sono un grande fan di Rudolph ma sento comunque di nominarlo. Preferisco Pigpen però.

Sigma: Talon (anche se preferisco che Sigma sia scalzo)

Soldier 76: Ugly Sweater (perché è orribilmente brutto)

Sombra: Mar

Symmetra: Qipao, Regal

Torbjorn: Plommon (personalmente è la mia preferita)

Tracer: Posh, Rose

Widowmaker: Spider

Winston: Banana (of course)

Wrecking Ball: Biohazard

Zarya: Frosted

Zenyatta: Carbon Fiber, Ascendant

(spero abbiate la pazienza di googlarle o cercarle direttamente nella galleria eroi perché noi siamo troppo pigri per allegare una foto di ogni costume) 

Ci auguriamo un incremento di skin poracciosissime durante le partite. Stupiteci!

 

Le top (inutili) della domenica: i 15 nemici di Super Mario preferiti (eccetto Bowser)

Con più di una storia trentennale alle spalle, l’idraulico baffuto ha dovuto affrontare miriadi di nemici diversi che lo dividevano dalla Principessa Peach, in perenne condizione di rapimento.

La domandona di questa ennesima giornata estiva è: Quali sono gli sgherri di Bowser più memorabili? Ma parlo anche dei cazzilli che circolano per il Regno dei Funghi, non necessariamente i boss della fungia.

Non avendo nulla da fare in questa giornata di bighellonamento, mi sono dilettato in una top 15. Tanta è la noia. Ho rovistato tra tutti i giochi di Super Mario facendo una cernita dei nemici più buffi, nostalgici, ostici e particolari.

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Alcuni da cui ho tratto ispirazione. Non sono tutti ma accontentatevi.

 

 

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15) Rex (Super Mario World)

Il primo dei poracci ad essere inserito nella top è Rex, sfigato dinosauretto più coriaceo di quel che sembra. Saltandogli in testa, uno si aspetta che schiatti. E invece no.
Lui continua a sgambettare, recidivo, ma schiacciato a metà.

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Starà a voi decidere se lasciarlo vivere in questa miserabile condizione oppure dargli l’ulteriore colpo di grazia rizompandogli addosso.

 

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14) Mouser (Super Mario Bros. 2 aka Super Mario USA)

Mouser è un pezzentissimo boss del controverso Super Mario Bros 2 che, di stranezze, ne ha tirate fuori parecchie (ed è per questo che lo adoro), tanto che si potevano permettere di mettere un topo con gli occhiali da sole (capirete tra poco perché li indossava, non solo per apparire più ganzo) che aveva delle catapulte al posto delle mani, considerata la velocità con cui lanciava le bombe.
Ad ogni esplosione, si incorre in un attacco epilettico dato l’effetto sparaflashoso che generavano (spiegato il motivo degli occhiali).
Questo maledetto andava ripagato con la stessa moneta, rilanciandogli le sue stesse bombe appresso (facendogliele esplodere in faccia, possibilmente)


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13) Blargg (Super Mario World)

Non lasciatevi trarre in inganno dalla sua espressione da beota: Blargg è uno tosto.

Il suo compito è quello di mordervi le chiappe quando attraverserete la magione di Bowser.

Se tu che ora starai leggendo questo entusiasmante articolo devi aspettare 3 ore per farti il bagno al mare dopo aver mangiato prosciutto e melone, Blargg può nuotare nella lava anche dopo aver trangugiato una peperonata e sgargarozzato chinotto ghiacciato, in barba alla congestione.

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Dopo la sua prima apparizione in Super Mario World, non sorprende che Blargg sia stato richiamato dal boss con il guscio a spilli per sguazzare ancora nei fiumi di lava, a difesa del suo castello. Neanche il tempo di fare domanda all’INPS per la disoccupazione.
Molteplici le sue comparse, anche nelle avventure più recenti:

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Super Mario Galaxy

 

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Super Mario 3D World

 

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E anche in Yoshi’s Island

Ma il nostro preferito è sempre quello originale:

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Col suo sensualissimo strabismo di Venere

 

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12) Super Koopa (Super Mario World)

È un aereo? Una tagliatella volante? No, è Super Koopa!
Dotati di mantello, un Koopa non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso.
Sfreccia tra i cieli del Regno dei Funghi in canotta, senza mutande, col suo fisico da giocatore di bocce.
Acciaccandolo, non solo infrangeremo il sul sogno facendolo tornare ad essere un normalissimo Koopa, ma potremo acquisire uno dei power up più fighi del mondo di Super Mario:

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‘a piuma!

Che ci permetterà di svolazzare a nostra volta per tutto il livello!
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11) Hooktail (Paper Mario: Il Portale Millenario)
Hooktail (meglio conosciuta da noi mangiatori di spaghetti come Crimilde) è una draghessa che terrorizza gli abitanti di Borgofiore, tranquilla cittadina popolata dai Koopa che se la fanno nel guscio al sol pensiero che arrivi lei a far merenda.
Ovviamente interverrà Mario per risolvere la faccenda, arruolando Koops (italianizzato in Koopaldo) per far capire alla draghessa che mangiare tartarughe non è etico e che risultano pesanti la sera per la digestione.
Il dettaglio curioso è che Hooktail, apparentemente invincibile, ha un impensabile punto debole: il gracidio di una rana.

 

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10) Chargin’ Chuck (Super Mario World)

Come una vera squadra di football, i Chargin’ Chuck si dividono in ruoli per tentare di intralciare la nostra scampagnata nel Regno dei Funghi.
C’è chi corre, chi zompa; chi, confuso, ci lancia palle da baseball (!?)
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La loro disorganizzazione e tenacia li porta ad essere uno dei nemici più duttili delle avventure bidimensionali di Super Mario, considerando la quantità di ruoli che ricoprono.
Dopo lunghi anni di assenza dai verdeggianti prati in cui rincorrerci e azzardare improbabili schemi, la squadra di football è tornata per romperci gli zebedei anche in Super Mario 3D World:

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Addio Toad.

 

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9) Sumo Bros. (Super Mario World)
Con la loro possenza fisica, i Sumo Bros. fanno tremare tutto battendo un piede in terra, generando una scossa tellurica che bloccherà i vostri movimenti (un po’ come accadeva con i Martelkoopa incicciottati in Super Mario Bros. 3).
Espressione serissima e una dieta a base di spezzatino con i fagioli e cucchiaiate di strutto hanno permesso a questi Koopa di essere potentissimi rispetto agli altri debosciati.
Si segnalano altre apparizioni più recenti, sempre in splendida forma:

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Qui immortalato in tutta la sua magnificenza.

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8) Phanto (Super Mario Bros. 2 aka Super Mario USA)

Se avete avuto un brivido lungo la schiena vedendo l’immagine, sappiate che non siete i soli. Phanto ha generato un’ondata di terrore in tutti i giocatori di Super Mario.
Custode di ogni chiave del gioco, si risveglia appena tenterete di sottrargliela, dandovi la caccia finché non mollate ciò che gli avete rubato. La sua ricerca spasmodica e i movimenti improvvisi lungo tutto lo schermo lo rendono uno dei nemici più imprevedibili che l’idraulico baffuto abbia mai incontrato.
Il suo ghigno vi darà notti insonni, facendovi mettere a letto con la luce accesa, stretti al vostro peluche di Yoshi. O-ovviamente non parlo di me.

7) Big Bertha (Super Mario Bros. 3)

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La pesciona (per noi è una lei) del terzo mondo in Super Mario Bros. 3 guizza incessantemente sul fondo marittimo in attesa di divorarvi in un sol boccone. L’ansia che genera e la necessaria prontezza di riflessi richiesta per schivare i suoi assalti la rendono una nemica infamella da affrontare.

Attualmente è anche ottava tra i personaggi più sensuali di Super Mario. Ma questa è un’altra storia che riserviamo per un altro articolo da sfoderare in un’altra inutile giornata a cui tenteremo di dare un senso.

6) Angry Sun (Super Mario Bros. 3)

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Alzando gli occhi al cielo in questa rovente giornata di Luglio, verrete accecati ed abbrustoliti dai prepotenti raggi solari dell’Angry Sun.

A differenza di quello appartenente al nostro Sistema Solare, il sole in Super Mario Bros. 3 è incazzatissimo e cercherà di ustionarvi le chiappe flosce agitandosi per tutto lo schermo con assalti frontali per poi tornare in cielo e ripiombare su di voi per squagliarvi. 

Dopo che venne scongiurata la sua presenza nel diabolico editor di Super Mario Maker, Nintendo ha deciso che l’incubo fiammeggiante doveva tornare per terrorizzarci di nuovo nel recente Super Mario Maker 2.

Il design è raccapricciante:

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Sì indaga ancora su cosa gli sia successo.

 

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5) Lakitu (Super Mario Bros.)

Non fatevi abbindolare da quella faccia pacioccosa e gli occhiali da rincitrullito: questo nerd vi farà dannare.

Lakitu fa la sua comparsa nel primo Super Mario Bros, svolazzando a bordo della sua nuvoletta tra i cieli pixellosi. Da codardo quale è, vi lancerà dei gusci spinosi tenendo il deretano lontano dagli scarponi dell’idraulico baffuto, a bordo della sua nuvoletta. Ciò non basterà per scamparla: potrete fottere Lakitu raggiungendo un spazio elevato per fargli assaggiare le vostre suole. In compenso, potrete anche fregargli la nuvoletta e completare il livello in volo.

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Il quattrocchi cercherà il riscatto nelle avventure successive, ma con scarse probabilità di successo.

Deluso dalle sue prestazioni, Bowser deciderà di affidargli altri compiti. Facendo parte del club audiovisivo, Lakitu coprirà il ruolo che maggiormente si confà alle sue caratteristiche da nerd: cameraman, esordendo in Super Mario 64.

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La sua carriera decolla (letteralmente) venendo confermato in Mario Kart 64, occupandosi dell’avvio delle gare e ripescando dall’oblio tutti quei piloti sventurati finiti fuori pista.

Innumerevoli le sue presenze nel franchise Nintendo, trovando spazio nelle rappresentazioni sportive e party game senza però rinunciare al fracassamento dei maroni apparendo sporadicamente come nemico. Giusto per spaccargli di nuovo gli occhiali.

 

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4) Rawk Hawk (Paper Mario: Il Portale Millenario)

Il cazzutissimo Rawk Hawk fa parte del variegato compendio di antagonisti presenti nel mondo di Paper Mario. Con l’alter-ego “The Great Gonzales”, il nostro idraulico cartaceo dovrà effettuare una scalata al successo partendo dai bassifondi più infimi del wrestling, fino alla proclamazione che lo porterà a sfidare il campione.

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Petto villoso, atteggiamento spaccone e potenza di percosse sono le tre caratteristiche che contraddistinguono “The Feral Nuclear Reactor” Rawk Hawk!

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3) Birdo (Super Mario Bros. 2)

Scrivere di Birdo ci porta ad aprire uno dei fascicoli più scottanti dell’archivio segreto di Nintendo. In quel brodo primordiale chiamato Super Mario Bros. 2, lo sputatore di uova è certamente uno degli elementi più controversi per un titolo che ha comunque saputo offrire una sfilza di personaggi che manco con La fabbrica dei mostri potevi partorirli.

Birdo ha riscosso un insospettabile successo. Oggi la troviamo ancora presente in innumerevoli giochi Nintendo in tutta la sua disagevole presenza. Fascino da Platinette infiocchettata e un po’ diva alla Marini che ti fa inevitabilmente simpatizzante per lei, Birdo ha conquistato i cuori di tutti, come solo una vera star sa fare.

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2) Koopa Bros. (Paper Mario)

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Così ridicoli e tenaci che è impossibile non premiarli su un podio d’onore.

I Koopa Bros. cercheranno di romperci le uova nel paniere facendo la loro comparsa con coreografie sgargianti e ridicole pose da Power Rangers.

Starà a noi parcheggiare le nostre scarpe antinfortunistiche nei loro gusci smandrappati.

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1) Wart (Super Mario Bros. 2)

Data l’assenza di Bowser, ci serviva un grande cattivone che potesse fare le sue veci. Wart è il perfetto antagonista sostitutivo di cui avremmo voluto sapere e vedere di più nel corso della storia del Nintendoverso. Strano che anche lui sia appartenente al mappazzone stroboscopico di Super Mario Bros. 2.

 

Il regale rospone ci vomita addosso bolle con la stessa cadenza di fuoco di un millennials che beve la sua prima Corona e fa uscire il meglio di sé a fiotti. Wart però non è furbissimo ad affrontarci in un sottorraneo munito di fabbrica genera-frutta in un gioco in cui zucche e altre diavolerie estirpabili dall’erba sono l’arma principale.

Dopo la sua disfatta, Wart è desaparecido. È stata così forte la batosta oppure l’antagonismo con Bowser lo ha schiacciato? Ci vorrebbe puntatone di Meteore. Noi intanto lo piazziamo primo, sperando che i piani alti di Nintendo leggano l’articolo.

 

Qui si conclude la nostra mozzafiatante top 15. Abbiamo escluso volutamente i nemici più canonici optando per le varianti più bizzarre e memorabili.

Non è detto che anche loro non possano trovare uno spazio sul nostro blog, se ci andrà. 

 

 

Ha senso parlare ancora di Killer Application?

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Killer application indica un titolo che sia rappresentativo ed esclusivo per la console a cui appartiene, tanto da portare l’utenza ad acquistare il suddetto sistema anche solo per quel gioco.

Il termine è ormai decaduto, considerando la dilagante presenza di multipiattaforma.

Eppure, le esclusive esistono ancora.

Cos’è cambiato rispetto al passato?

Inizialmente, ciò che le console tentavano di emulare era l’esperienza del cabinato. Tale trasposizione appariva più complessa di quel che potrebbe sembrare oggi, tenendo da conto la quantità di contenuti che riuscivano ad essere incorporati nella versione arcade.

Non sempre infatti queste conversioni avvenivano fedelmente, ma poteva essere comunque motivo di vanto riuscire a supportare un sistema complesso su una console casalinga, comprimendo in una cartuccia le emozioni della sala giochi, da vivere comodamente in salotto.

In questo caso, le killer app venivano rappresentate da traslazioni dei titoli arcade più gettonati. Ma esistevano anche titoli esclusivamente legati ad una console.

 

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Potremmo definire Super Mario Bros. come la prima killer application.

Dato il sistema di gioco innovativo ed immediato che proponeva, la sua esclusività per NES veniva notevolmente rafforzata.

Il dilagante successo di Super Mario portò Nintendo ad affidarsi alla sua nuova mascotte, per quel che tutt’oggi rappresenta uno dei personaggi videoludici più prolifici, esclusivamente legato alla società di Kyoto.

L’antagonismo nacque con l’avvento di Sonic in cui SEGA generò una spietata guerra contro Nintendo per il dominio del mercato.

Attraverso slogan accattivanti e decisamente eloquenti, la società rappresentata dal porcospino blu sottolineava ogni suo successo in ambito videoludico, soprattutto per quel che concerne il progresso tecnologico.

 

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SEGA bombardò a tappeto le riviste del settore con advert sprezzanti e provocatori. Ma era anche una guerra di esclusive laddove l’ago della bilancia pendeva in base ai prodotti più ambiti e bramati che venivano supportati dalle console delle rispettive case di produzione.

La valutazione sull’acquisto di una console – dal costo importante – veniva proprio effettuato in base a ciò che la line-up offriva.

Sonic correva a velocità impressionante esclusivamente su console SEGA. Oltre il porcospino blu, la società di Tokyo offriva al pubblico altri titoli ricordati con piacere dalla sua utenza, quali Street of Rage, Golden Axe, Phantasy Star, Space Harrier etc.

Nintendo, dal canto suo, proponeva delle esclusive ritenute delle killer app, sopravvissute ad ogni generazione successiva: The Legend of Zelda, Metroid, Kirby, Yoshi etc.

Lungi da me dal prendere posizione su questo storico confronto, è però interessante considerare come all’epoca ogni titolo potesse avere un peso che influiva notevolmente sulla bilancia.

Rapportato ad oggi, ogni confronto appare sterile e privo di contenuti.

Forse non ci accorgiamo che siamo in un’epoca videoludica in cui l’acquisto di una console a discapito di un’altra può risultare pressoché ininfluente per la scelta dei titoli.

Le line-up delle console presenti attualmente sul mercato sono sostanzialmente identiche.

Ora l’acquisto di una console è principalmente dettato da altri fattori che possono scindere dal concetto di esclusive, riducendosi spesso a semplici preferenze. Prima invece, andava scrupolosamente analizzato ogni fattore per non precludersi dei giochi a cui si era interessati.

Nell’attuale generazione, l’ultima killer app per cui è dipeso l’acquisto di una console a discapito di un’altra è stata Bloodborne.

In una fase di costruzione in cui Microsoft e Sony stavano iniziando ad inserire i propri tasselli per comporre un mosaico che mostrasse le potenzialità della propria console all’utenza, Sony fece leva sul successo della serie Souls aggiudicandosi un’esclusiva di From Software che fosse addirittura uno stand-alone, pur discostandosi per lo stile dai precedenti sviluppi mantenendo ugualmente la formula di gioco plasmata con l’esperienza maturata.

Ciò bastò per far vertere l’attenzione del pubblico verso Playstation.

Microsoft stava rilasciando – ed aveva in programma – più esclusive di Sony, ma qui veniamo alla definizione di killer application.

Facendo un confronto che potreste ritenere improprio, Sunset Overdrive è un’esclusiva Microsoft; Bloodbourne è una killer app Sony.

Ora viene dato per scontato – se non addirittura dovuto – che Sony rilasci con frequenza produzioni importanti che siano esclusive. Eppure in un confronto generazionale diventato univoco neanche sarebbe necessario ingraziarsi l’utenza con rilasci così imponenti.

Già nella generazione precedente, in cui iniziò la promiscuità con il passaggio sulle console Microsoft di quelle che furono esclusive Sony – vedi Final Fantasy e Devil May Cry -, il concetto di killer app iniziò a divenire evanescente.

Le esclusive però sussistevano e caratterizzavano le rispettive piattaforme. Sopratutto la società americana cercava di rimpinguare la line-up di Xbox 360 con progetti che rimanessero rilegati alla sua console.

Purtroppo molte furono esclusive. Temporanee.

Anni dopo passarono – in sordina – anche su PS3. L’obiettivo di Microsoft era tentare di conquistare l’utenza giapponese, da sempre restia a prestare attenzione a Xbox seppur ci fossero state titoli appetibili come Ninja Gaiden e Dead or Alive.

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Nel 2006, Microsoft decise di lanciare Lost Odyssey, il primo (e unico?) titolo per 360 ad entrare nella top settimanale di vendite in Giappone. Traguardo più complesso di ciò che possa sembrare, considerando la tendenza del pubblico nipponico.

Fu uno dei tanti progetti finanziati a peso d’oro da Microsoft. Seguirono una sfilza di jrpg sviluppati dalle major giapponesi: Blue Dragon, Infinite Undiscovery, The Last Remnant etc.

Poi ci fu il sodalizio tra Microsoft e Capcom che portò – oltre alle trasposizioni di Resident Evil, Street Fighter ed altri importati brand – alla produzione di esclusive quali Dead Rising e Lost Planet, scomodando una mente creativa del mondo videoludico quali Keiji Inafune.

Bastò a Microsoft per innalzare le vendite in Giappone? Niente affatto.

360 fu un flop commerciale in Oriente con timidi incrementi di vendite giunti in concomitanza con i rilasci dei titoli più accattivanti per il suo esigente pubblico. Ad oggi rimane una line-up deliziata da perle nipponiche apprezzate più dai giappofili occidentali piuttosto che dal pubblico giapponese.

Microsoft credeva di aver prodotto delle killer app? È probabile, giudicando dai costi e i team di sviluppo implicati nei progetti, in quel che sembra uno scellerato e disperato tentativo di conquistare una fetta di pubblico certamente influente.

Piuttosto andò decisamente meglio con l’avvento di Gears of War per quel che fu il gioco che spostò gli equilibri.

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GoW era la killer app per eccellenza dato che incarnava la potenza grezza della nuova generazione, messa al servizio di un blood feast scatenato dal testosterone.

A parer mio, neanche Halo ebbe questa risonanza seppur Microsoft fu abile nell’alimentare l’hype dopo il roboante annuncio all’E3 2006.

Con Gears of War, Microsoft confermò il suo status quo, approfittando della iniziale defiance derivata del lancio tardivo di PS3 sul mercato occidentale. Sony arrancava e le esclusive erano ancora flebili nella prima parte del suo ciclo vitale.

Produzioni come Heavenly Sword non bastarono. Dovette giungere Metal Gear Solid 4, epilogo della serie di Kojima, a richiamare l’attenzione verso una console che aveva già i riflettori puntati su di sé ma che necessitava di giustificare il costo di 599€, a fronte dei prezzi competitivi della “Wii60 family”, ovvero: l’acquisto di 360 e Wii equivaleva a quella di una Playstation 3.

L’unica, vera killer app di Sony della generazione precedente rimane The Last of Us, giunta soltanto nel 2013 quando PS4 era già stata annunciata.

Eppure, senza quelle che possono essere ritenute delle killer app granitiche – o comunque, senza la frequenza nei rilasci a cui siamo stati abituati oggi – Playstation 3 chiuse con un bilancio record, producendo oltre 80 milioni di unità.

Quale fu la killer app più influente della storia videoludica?

Il 1997 è identificabile come l’anno zero dell’epoca videoludica moderna dato il rilascio di Final Fantasy VII. La storia narra che il progetto di Squaresoft (attuale Square Enix) non sarebbe potuto essere integrato in una cartuccia (del Nintendo 64), considerata la capienza del progetto. Perciò Square decise di migrare su Playstation che accolse uno dei titoli più importanti di sempre in 3 (!!) CD.

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Si chiuse qui la partnership tra Nintendo e Square dopo 6 capitoli sviluppati in esclusiva su NES e SNES.

Nintendo ebbe comunque delle esclusive importanti. Basti pensare a Super Mario 64 ed Ocarina of Time, per citarne giusto un paio.

Non sappiamo come sarebbe cambiata la storia se Final Fantasy VII fosse stato rilasciato su Nintendo 64. Di certo, l’esclusività del titolo Square ha inciso notevolmente sul successo di Playstation, prima che giungessero altre killer app come Crash e Spyro. Solo ora FFVII arriverà su una console Nintendo.

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Ed ora?

Dopo questo viaggio a ritroso del tempo, ha senso oggi parlare di killer application? Non più. Il significato ormai si è gradualmente dissolto.

Se prima le console si affannavano nel tentare di coprire il divario con il PC, ora questo distacco non è più percepibile, indipendentemente dalle prestazioni che possono essere raggiunte da un computer.

Trovo che fossero due mondi diametricalmente opposti già da prima. Erano comunque presenti molti titoli condivisi ed ogni piattaforma di gioco aveva le sue esclusive, invidiate ma compensate da altri nomi che non facevano pentire dell’assenza di un PC o di una console casalinga.

Anche Half Life 2 arrivò su Xbox attraverso una miracolosa conversione laddove si credeva fosse impossibile. Così come, seppur con un po’ di attesa, giunsero nello stesso periodo GTA, Devil May Cry 3, Resident Evil 4 ed altri titoli ambiti dai possessori di un PC.

Ora che le barriere sono abbattute e che le release sono costanti, per tutte le tasche e rese accessibili, le killer app risiedono in quei titoli che ci portano ad un acquisto di una piattaforma, senza considerare l’esclusività.

 

 

 

Ora che non sono più innamorato.

Fine di una storia d’amore.

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L’articolo non contiene alcuno spoiler su Kingdom Hearts III e i capitoli relativi alla serie.

 

Ricordo di quando dovetti scegliere tra PS4 e Xbox One.

Anche se ora sembra una scelta scontata, nel 2013 poteva rivelarsi più ardua del previsto, considerando che entrambe mostrarono le loro potenzialità nella generazione precedente, risultando accattivanti nel nuovo rilascio sul mercato.

Optai per PS4. “Kindom Hearts III” bastò come motivo.

Volevo essere sicuro di acquistare la console giusta per quel che fu il mio nuovo amore.

 

Infatuazione.

Kingdom Hearts mi rapì e ci riuscì pur avendo sviluppato una maturità relativa alle mie altre esperienze videoludiche.

Se con molti giocatori riuscì a far breccia nel cuore in una età spensierata come l’adolescenza, con me l’infatuazione avvenne in una fase più avanzata in cui ormai credevo che non fosse possibile. Sorprendendomi.

Kingdom Hearts mi ammaliò proprio con la sua semplicità e spensieratezza. Esplorando i mondi Disney assieme a Sora, Pippo e Paperino, si torna bimbi. E non importa quanti anni abbiate.

Un’esperienza esaustiva e complementare per qualsiasi appassionato.

Finché…

Smarrimento.

Le prime fratture si crearono dopo avermi incantato con la prima avventura in Kingdom Hearts.

L’assuefazione da quella magia, dal più ingenuo infantilismo sfociano in un bivio in cui è difficile scegliere la giusta direzione.

Kingdom Hearts inizia a dislocarsi in ramificazioni narrative in cui bisogna coglierne un frammento in ogni titolo collegato alla serie.

Nulla va dato per scontato. Il primo ostacolo è Chain of Memories, originariamente rilasciato su Game Boy Advance.

Ricordo ancora il trambusto che ne conseguì quando Square Enix decise di rilasciare un nuovo capitolo di KH sulla console portatile di Nintendo.

Fu una mossa sconsiderata che portò molti fan ad accorrere per l’acquisto di un Advance con relativa cartuccia di Chain of Memories.

Fortunatamente, il mio recupero della serie è postumo a quella traslazione da PS2 a GBA. Ciò non toglie che, pur avendolo a disposizione nella Collection per PS3, io abbia deliberatamente deciso di proseguire verso il secondo capitolo.

Quanto è costata questa mia leggerezza?

Perdere l’amore.

Si inizia con Roxas. Dov’è Sora? E Pippo? Paperino?

Il disorientamento iniziale è incoscientemente dovuto alla mancata esperienza con Chain of Memories.

Decido comunque di proseguire, affidandomi all’esperienza con il titolo che saprà darmi spiegazioni durante l’avventura.

Invece accrescono dubbi. C’è lo smarrimento. Nasce la frustrazione.

Kingdom Hearts II fallì con me. O forse fui io a fallire con lui.

Quello che considerai un titolo facoltativo era in realtà un punto di congiunzione tra il primo e il secondo capitolo.

Mea culpa.

Decido di recuperare Chain of Memories dopo l’esperienza disastrosa con KHII pur di non recidere i legami che mi tenevano flebilmente unito a Kingdom Hearts. Volevo rimanere aggrappato a quel mondo.

Chain of Memories fu sconfortante. Ero entusiasta di tornare a visitare i mondi del primo capitolo se non fosse che mi parve un dejavu claudicato da un sistema di combattimento tedioso.

Per quanto tentai di arginare questo ostacolo relativo al gioco di carte che caratterizzava i combattimenti, fu inutile.

Ad oggi, Chain of Memories è incompleto, abbandonato. Mi arresi.

Kingdom Hearts mi chiese troppo e forse fui io debole nel non riuscire a seguire questo amore, ad esaudire le sue richieste.

La dislocazione della serie, sconsideratamente avvenuta su ogni console del settore per ingarbigliare ulteriormente una storia già labirintica per natura, è una gogna che i fan di Kingdom Hearts hanno deciso di portare perché persi in un amore che li ha resi ciechi – e che non so quanto abbia ripagato la loro fedeltà.

È complicato barcamenarsi nell’impresa anche se Kingdom Hearts è stato racchiuso in raccolte che includono ogni capitolo della serie.

Dire basta è difficile perché si ha la sensazione di perdersi un grande amore che difficilmente potrà essere trovato altrove.

Si è ancora incantati da ciò che fu (e si idealizza) di Kingdom Hearts. Si riscopre la magia, si cerca compulsivamente ogni frammento celato qua e là nelle sue innumerevoli trasposizioni pur di comprendere la sua cosmogonia.

Il distacco dal secondo capitolo al nuovo Kingdom Hearts III è comparabile a delle fatiche di Ercole in ambito videoludico-affettivo.

L’addio.

Non acquisterò Kingdom Hearts III.

Anche se posso risultare melodrammatico, è un investimento emotivo che ora (e forse mai) potrò permettermi.

Non basta neanche la lunga, agognata attesa che ha preceduto il suo rilascio.

Inutile dire che intraprendere questa avventura abbia un costo e delle responsabilità che comportano un recupero delle precedenti avventure della saga, a mio parere insostenibili.

Videoludicamente sono antivideoludiche. Come è antivideoludico doversi sorbire dei video esplicativi che riassumano e spieghino la storia finora pur di non farsi trovare impreparati di fronte gli innumerevoli riferimenti che saranno presenti nel terzo capitolo.

È una Sindrome di Stoccolma che porta ad esasperarsi per la ricerca dei pezzi di un mosaico inutilmente intricato, attraverso esperienze di gioco legnose, come se dovessimo lesinare quei frammenti narrativi che mancano e che desideriamo vedere.

Square Enix poteva rendere più fruibile e meno stressante l’accesso e conseguente sviluppo della serie, ma il quadro complessivo è catastrofico.

Parlando da amante ferito e deluso, di chi forse interpreta il ruolo della volpe che dice che l’uva è acerba, è bene mantenere il ricordo di ciò che fu bello finché durò, di quei pomeriggi spensierati passati a tornare bambini, a riscoprirsi tali, a mantenere intatta quella parte di sé sognatrice.

Kingdom Hearts è la più bella e romantica storia che mai verrà narrata ed udita.

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NES su Nintendo Switch: classifichiamo i 20 titoli disponibili (prima parte)

Una delle novità più esaltanti del nuovo servizio online di Nintendo Switch è la possibilità di giocare a 20 classici per NES direttamente sulla nostra console.
Nintendo promette di ampliare la line-up a disposizione dei giocatori, rivelando già i prossimi innesti che verranno inseriti ogni mese.
Accessibili senza dover attuare alcun download, la piattaforma di supporto necessita di un collegamento online e di effettuare il login “di tanto in tanto” per mantenere il servizio attivo.

Ma come si sono mantenuti i titoli per NES? Ad oggi, quali risultano essere i più accessibili e fruibili, a distanza di oltre 30 anni dal loro rilascio?

Dopo una settimana di full immersion nel passato, siamo pronti a stilare la nostra top!

Premessa: l’ordine in cui sono classificati i titoli è del tutto personale e valuta per il più il fattore giocabilità odierno, oltre a considerare la loro importanza storica.

 

20) Baseball (1985)

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Il baseball è uno degli sport più popolari in Giappone nonché il più seguito negli Stati Uniti. Tale è il suo successo che Nintendo decise di rilasciare Baseball al lancio della sua console.
Purtroppo questa trasposizione per NES parla un linguaggio che per noi, provenienti da un’altra cultura sportiva, è difficile comprendere. Nella sua semplicità, il titolo Nintendo riesce ad essere piuttosto tecnico risultando però difficile da decriptare se non si conoscono le regole dello sport.
L’assenza di strategia, senza alcuna caratterizzazione particolare per i giocatori e le squadre (senza licenza) rende il titolo privo di appeal e coinvolgimento.
Provenendo dall’immediatezza di Wii Sports, è difficile riuscire ad approcciarsi a Baseball con la stessa nonchalance ed immediatezza.
Gli appassionati potranno sicuramente apprezzare come Nintendo riuscì ad emulare lo sport sulla sua console 8 bit.

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19) Soccer (1985)

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Altro titolo sportivo a finire in coda alla nostra top.
Potenzialmente, un gioco di calcio poteva offrire parecchie emozioni ed ore di divertimento.
Invece, Soccer è estremamente LENTO, tale da renderlo più una partita a Subbuteo che una simulazione videoludica.
Solo 7 nazionali selezionabili (tra l’altro, manca l’Italia…) e 5 giocatori per squadra (+ il portiere) rendono insoddisfacente ed incompleta l’esperienza di gioco.
Soltanto due interazioni con il pallone: passaggio e tiro. Difficile differenziare entrambi i comandi dato che la palla viene calciata inconcludentemente.
Nessun controllo sui movimenti del giocatore a cui viene lasciato libero arbitrio alla CPU.
La sensazione è che sia una versione di Hockey (che troverete scorrendo sotto), però più fiacca e noiosa.
Nessun effetto audio o musica a tentare di rendere più coinvolgente un titolo per cui difficilmente riuscirete a trovare dei motivi per giocarci.

Momento migliore: la schermata di selezione di un altro gioco.

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18) Tennis (1985)

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Tennis è appartenente alla serie di titoli sportivi – sviluppati da Nintendo – che prolificavano su NES, spaziando in tutte le discipline e categorie.
A distanza di 30 anni, l’azione sul green risulta essere tediosa e poco esaltante, richiedendo una precisione ed un tempismo nel colpir la palla che potrebbe mettere in imbarazzo i curiosi avventori del retrogaming, fallendo una battuta o non riuscendo a rispondere allo swing avversario.
Incrementando la difficoltà non si riesce a ragionare più, rendendo la pallina imprendibile, venendo bersagliati spesso dalle sciabolate del vostro sadico rivale pixelloso che vi sparerà addosso colpi micidiali ed infami.
Giocato con un amico, può risultare sicuramente più divertente, condividendo le gaffe e superando l’imbarazzo relativo alle proprie incapacità.

Momento migliore: Super Mario come giudice della partita!

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17) Pro Wrestling (1986)

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Nella carrellata di titoli sportivi, Nintendo decise di portare l’azione sul ring anche su NES.
Selezionando sei diversi lottatori (piuttosto eccentrici), potrete darvele di santa ragione tra le corde, mazzolandovi tra calci, pugni e qualche proiezione per schiacciare a terra il vostro avversario. Le botte possono spostarsi anche fuori dal ring, scaraventando il vostro avversario oltre la terza corda – ma occhio al conteggio dell’arbitro (!!).
Lasciate da parte la tecnica: Pro Wrestling è puramente arcade! Vince chi smanetta più velocemente con levette e pulsanti.
Rooster ristretto e l’assenza di tag team o altre stipulazioni speciali possono rendere il titolo ripetitivo dopo una manciata d’incontri… in quel caso, meglio chiamare un amico per fracassarlo di mazzate a 8 bit!

Momento migliore: “A WINNER IS YOU!” è pura nostalgia, nato da un ingenuo errore di traduzione.

 

16) Double Dragon (1988)

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Prima che mi vengano lanciati dei pomodori, accompagnati da frasi ingiuriose, è bene fare una precisazione: il mito di Double Dragon è indiscutibile.
Il classico da bar ha trovato su NES la sua casa con una fortunosa serie di titoli di gran successo.
Ma questa prima trasposizione sulla console Nintendo aveva i suoi limiti.
Il primo è l’assenza del coop, che di per sé rende imperdonabile questa conversione casalinga.
Il secondo è la presenza massima di due nemici su schermo (dello stesso tipo, tra l’altro), dovute alle ristrettezze hardware dell’epoca.
Questi due fattori compromettono in (gran) parte l’esperienza di gioco per come abbiamo saputo originariamente apprezzarla sul cabinato.
Ciò non toglie che imprimere un classico arcade su cartuccia è un’impresa ardua e, seppur con le sue ristrettezze, è comunque possibile godersi i pestaggi per strada, purtroppo senza un nostro amico a darci man forte.
In attesa dell’aggiunta degli altri sequel della serie, potremmo comunque goderci l’originale Double Dragon, anche se un certo River City Ransom risulta essere ben più accattivante.

15) Mario Bros. (1986)

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Prima che vi prenda un attacco di tachicardia e chiudiate il blog indignati, questo NON È Super Mario Bros. bensì il suo predecessore.
Prima di salvare la Principessa Peach dalle grinfie di Bowser, Mario era un semplice idraulico che doveva compiere il suo lavoro, cappottando tartarughe ed altre creature che fuoriuscivano dalle tubature, schiacciandole poi con un salto. Qui troverete tutti elementi ben noti alla serie dedicata al nostro eroe baffuto.
Mario Bros. è un classico arcade che trova accoglienza su NES soltanto dopo il successo della sua prima avventura bidimensionale nel Regno dei Funghi.
Ad oggi, la sua funzione è per lo più ai fini storici, interessando agli aficionado più nostalgici che all’epoca andavano al bar per passare i pomeriggi al cabinato.
Concedersi qualche partita è comunque d’obbligo, anche se difficilmente decidere di spender il vostro tempo negli umidi sotterranei di Mario Bros. sapendo che avete a vostra disposizione Super Mario Bros. e Super Mario Bros. 3.

Momento migliore: utilizzare il POW facendo cappottare tutti i nemici su schermo (è anche il primo gioco in cui appare Luigi!)

14) Ice Hockey (1988)

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La prima ondata di titoli sportivi su NES non fu particolarmente fortunata.
Hockey rappresenta però un’eccezione.
Il gioco risulta essere sorprendentemente fluido e fruibile tutt’oggi, con parecchie animazioni che arricchiscono l’esperienza.
Non possono mancare le zuffe tra le due squadre con la possibilità che diventino megarisse in cui tutti i giocatori in campo si litigano il dischetto, in una sovrapposizione di pixel in cui bisogna smanettare con i tasti per averla vinta – previa squalifica dell’arbitro.
È possibile comporre la squadra a proprio piacimento, selezionando tre diversi tipi di giocatori in base alle vostre preferenze: c’è lo smilzo, più agile ma vulnerabile ai contrasti; il grassottello, perfetto per accaparrarsi il dischetto con la sua prestanza fisica, risultando però più lento nei movimenti; il giocatore di corporatura media, equilibrato in tutte le statistiche.
Seppur ciò, il gioco risulta esser limitato per avere solo quattro elementi per squadra + il portiere (nell’hockey sono 6 i giocatori) e soltanto 6 nazionali selezionabili (tra cui però c’è l’URSS…!).
Hockey mette a disposizione diversi livelli di difficoltà, potendo velocizzare anche l’azione: renderà il gioco un flipper sul ghiaccio!

L’assenza di Blade of Steel lascia la strada spianata ad Hockey, sperando comunque di vedere anche il titolo Konami per sferragliamenti sui ghiaccio ad 8 bit.

Momento migliore: alla fine del secondo quarto, arrivano i spazzaneve guidati da dei tipi con la maschera di Jason. Spooky!

 

13) Donkey Kong (1985)

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Donkey Kong è il classico dei classici.
Prima che Mario fosse tale e che la Principessa Peach facesse la sua comparsa, il nostro idraulico baffuto era conosciuto come Jumpman e la prima donzella ad esser salvata fu Pauline (tornata su Super Mario Odyssey come sindaca di New Donk City) dalle grinfie dello scimmione Donkey Kong.
Saltando barili e salendo scale, Mario deve raggiungere la cima delle impalcature andando in soccorso della sua prima fiamma.
Seppur sia indiscutibile la sua storia e indubbio il suo fascino retrò, Donkey Kong sente l’inesorabile peso degli anni sulle sue scimmiesche spalle, robuste per sorreggere ancora 100 di questi anni.
Questa conversione per NES ha soltanto 3 livelli (rispetto ai 4 livelli presenti su cabinato) e l’assenza del leggendario intro, il che non la rende la versione più fedele del primate a 8 bit.

Momento migliore: acciuffare il martello e iniziare a sfasciare i barili lanciati da Donkey Kong!

 

12) Ice Climber (1985)

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Ice Climber è per lo più conosciuto per la presenza di Popo e Nana nel rooster di Super Smash Bros. Melee, ma prima di martellare gli altri eroi Nintendo nel picchia-picchia per Gamecube, il dinamico duo impellicciato si prodigava in eroiche scalate tra i ghiacci.
L’incipit è alquanto strano: un condor gigante ha rubato i vostri ortaggi disseminandoli tra i picchi innevati. Starà a voi recuperarli, saltando su piattaforme, spaccando blocchi di ghiaccio e prendendo a martellate buffi animaletti che tenteranno di ostacolare la vostra impresa.
Giunti in cima, avrete 40 secondi di tempo per recuperare quante più verdure possibili, tra lattughe e melanzane.
Fate attenzione però: se cadrete il bonus finirà immediatamente.
I salti di Popo e Nana sono sorprendentemente alti, funzionando più per la loro verticalità: scivolare dalle piattaforme o intruppare sui soffitti di ghiaccio vi porterà a figure barbine.
Ice Climber è un giochino carino nella sua essenzialità ma che oggi appare piuttosto datato. È comunque un simpatico intrattenimento, perfetto per concedersi qualche partita in completa spensieratezza.

11) Ghost’n Goblins (1986)

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Le origini delle bestemmie.
Odierete Ghost’n Goblins. È ESTREMAMENTE DIFFICILE, ancor più delle sue future proliferazioni.
Due colpi e siete morti. Nessun doppio salto. RARISSIMA possibilità di riacquisire l’armatura dopo averla persa.
Poter salvare i propri progressi in qualsiasi momento, con la funzionalità integrata da Switch, potrebbe evitarvi una gastrite, anche se dovete comunque esser pronti a ripetere la stessa sequenza fino alla nausea.

Ghost’n Goblins possiede delle meccaniche di gioco infami, ma che lo rendono avvincente e competitivo.

Andare in giro in mutande a combattere zombie nei cimiteri è un piacere perverso e tragicomico che nessun altro gioco potrà concedervi (oddio, forse Maximo sì)

Solo per i giocatori più hardcore e masochisti.

Momento migliore: Il vero finale che non riuscirete mai a vedere.

E con questo, finiamo la nostra prima parte dedicata ai classiconi Nintendo.
Se la nostalgia vi sta attanagliando, cliccate qui per la seconda parte!

 

 

 

Nintendo Switch Online: perché tante critiche?

Nintendo ha lanciato il suo servizio online settimana scorsa, tra perplessità e curiosità da parte dell’attenta comunità videoludica.

I giocatori non si sono risparmiati critiche in questi primi giorni di esordio.
Da cosa sono scaturite?

Cerchiamo di analizzarlo insieme, commentando i servizi che ha deciso di offrire Nintendo ai suoi utenti.

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Parto con una provocazione:
Introdurre un servizio a pagamento è ciò di più anti-Nintendo che Nintendo stessa potesse fare. Questa conformazione, che non è altri che un adeguamento ai tempi, doveva prima o poi avvenire laddove la concorrenza di Sony e Microsoft propone già da tempo un abbonamento per usufruire dei contenuti di gioco in rete.

Effettuare questo passo significa cedere ad un processo inevitabile in cui Nintendo sente di dover monetizzare, strutturando un servizio che sia conforme alle esigenze dei suoi utenti – e dunque, giustificandone il pagamento.

Con ciò che attualmente il servizio propone, è giustificato imporre un costo mensile?

Bè, non proprio.

Il progetto venne già rimandato a ridosso del 2018, quando si parlò di un suo ipotetico lancio ad inizio anno.
Successivamente, l’ufficializzazione che Nintendo avrebbe atteso Settembre prima di avviare il servizio online.
Analizzando ciò che è stato proposto, ci si chiede come siano stati impiegati questi 9 mesi che ci hanno separati dal rinvio.
È possibile che Nintendo non avesse le idee chiare al riguardo, o che volesse attendere il momento più propizio per giustificare l’introduzione a pagamento di un servizio finora gratuito, considerando i rilasci nei prossimi mesi di Super Smash Bros. Ultimate e Pokémon Let’s Go, Eevee!/Let’s Go, Pikachu!.

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Nintendo si è voluta mettere in gioco con dei prezzi decisamente competitivi. Basterà per convincere gli utenti ad abbonarsi?

 

 

Il cloud è stato l’elemento più discusso. Per chi non lo sapesse, è una memoria supplementare offerta da Nintendo per archiviare online i propri salvataggi.
Piuttosto utile, considerando che lo spazio non basta mai.
Ma nel momento in cui si disdice l’abbonamento, come si fa?
Sembrerebbe che quei salvataggi diventano inaccessibili fintanto che non si è più beneficiari del servizio.
Ciò significa che, non potendo accedere ad essi, non potremmo recuperare i nostri progressi nei titoli a cui stiamo giocando.
Un vincolo che Nintendo doveva evitare di creare. Inoltre, non tutti i titoli sono compatibili (notare l’assenza di Splatoon 2 e i prossimi titoli Pokémon).

Molti giocatori hanno riscontrato un servizio non proprio efficiente durante le loro esperienze online ai titoli che usufruiscono del gioco in rete (Mario Kart 8 Deluxe, Splatoon 2, Arms etc.); sostanzialmente, Nintendo non sta offrendo nulla che non fosse già gratuito prima.

Ciò che effettivamente manca è un sistema che supporti la possibilità di comunicare tra i giocatori attraverso Switch.
Piuttosto, Nintendo ha preferito creare un app che permetta ai suoi utenti di rimanere in contatto durante il gioco. Scelta che definirei addirittura “troppo Nintendo”, ma comunque conforme alle sue politiche di tutela per gli utenti, soprattutto i più piccoli, in modo che si eviti di entrare direttamente in contatto con degli estranei. Sono concetti romantici ma che suonano però obsoleti nel 2018.
La stessa Wii U aveva un sistema di comunicazione che permetteva addirittura la videochiamata attraverso il gamepad, senza considerare inoltre il Miiverse

Anziché scaricare l’app, tanto vale usufruire dei servizi di messaggistica disponibili per smartphone o altri dispositivi.

Uno (se non IL) motivo per cui c’è seriamente da prendere in considerazione la possibilità di iscriversi al servizio è l’accesso alla libreria NES.
20 titoli selezionati per una line-up che si arricchirà mensilmente con altri giochi appartenenti alla prima console casalinga di Nintendo.
Già ad Ottobre ne verranno introdotti altri, rivelando le gradite aggiunte per il resto del 2018.
Un’occasione ghiotta per riscoprire le origini del Famicom.
Nintendo ha inoltre introdotto il multiplayer locale e online per rivivere nuove emozioni con i titoli del passato.
Un’autorefenzialità che Nintendo può permettersi – ed era davvero ora! – per preservare e rendere accessibile la sua ricca storia videoludica.

I contenuti esclusivi di cui potranno beneficiare gli abbonati sono delle chicche apprezzate ma sembrano rivolte per lo più agli aficionado più incalliti che possono permettersele.
I controller wireless del NES potrebbero diventare oggetti del desiderio da parte dei giocatori più nostalgici, ma il loro prezzo non è particolarmente allettante, considerando che è possibile impiegarli soltanto per i titoli NES.
L’accesso a sconti esclusivi rimarcherebbe ciò che è già proposto agli utenti Sony del Plus e del Live su Microsoft.

Le critiche giunte finora sono state un po’ troppo aspre e affrettate nei confronti di Nintendo.
Il servizio deve essere sicuramente migliorato ed implementato ma io credo Nintendo stia cercando di offrire il meglio ai suoi giocatori.
Ciò che è contestabile riguarda alcune scelte che vincolano Nintendo in un concetto desueto ed idilliaco di servizio online, che idealmente funzionerebbe ma che lascia insoddisfatti molti dei suoi utenti per ciò che propone.
Complessivamente, mi ritengo soddisfatto di questa prima settimana di prova ma è pur vero che da Nintendo, soprattutto dopo tanta attesa, ci si aspettasse di più; forse molti non perdonano alcune magagne emerse sinora.
C’è comunque tempo per rispondere alle esigenze di una utenza che si è notevolmente ampliata rispetto alla generazione precedente e che, oramai, in casa non ha soltanto console Nintendo.

La macchina perfetta

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“E se lo facesse Sony?”

Già fantasticavamo sulla line up, impugnando il pad del nostro SNES mini. Come se non ci bastasse, come se fossimo insaziabilmente affamati di nostalgia.

Nintendo ha dimostrato il potenziale e il fascino di riprodurre, in versione miniaturizzata, i grandi classici che ci accompagnarono durante la nostra infanzia, racchiusi in una console così piccina.

Dopo il rilascio del Commodore 64, anche SEGA e SNK sembrano voler lanciare sul mercato la versione mini delle loro creazioni. E Sony? Per ora si è limitata ad un Pesce D’Aprile. Ma che l’abbia fatto per sondare il terreno?

Ciò è comunque bastato per alimentare la desiderabilità di una Playstation Mini, magari rilasciata in un futuro remoto. In attesa (o meglio, nella speranza) che Sony annunci ufficialmente lo sviluppo, ci siamo chiesti: quali giochi non dovrebbero assolutamente mancare al suo interno?

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1) Spyro Trilogy (Spyro The Dragon; Spyro 2: Ripto’s Rage; Spyro 3: The Year of the Dragon)

Pensando a Playstation, la memoria va a quei pomeriggi passati insieme al draghetto viola, arrostendo innocenti pecorelle e incornando i deretani degli sgherri del cattivone di turno. Dopo il recente annuncio di una versione remastered per PS4, poter vivere le avventure di Spyro nella sua forma originale potrebbe risultare suggestivo, anche per poter confrontare passato e futuro di un gioco che ha mantenuto integra la sua freschezza ed originalità ad ormai 20 anni di distanza.

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2) Crash Bandicoot Trilogy  (Crash Bandicoot; Crash Bandicoot 2; Crash Bandicoot 3:Warped) + Crash Team Racing + Crash Bash

Mascotte dell’era Playstation, Crash Bandicoot è un elemento imprescindibile per la lineup della console mini. Anch’esso fresco di remastered, il pupillo di Naughty Dog ha caratterizzato un’intera generazione di videogiocatori come platform tridimensionale frenetico, con irresistibile simpatia e una formula di gioco che lo rendesse fruibile e spassosissimo. Ad arricchire il compendio di titoli, non possono mancare CTR con folli gare di go kart e Crash Bash, party game caciarone richiesto a gran voce da molti giocatori nel corso degli anni ma che finora non sono ancora stati accontentati: questa sarebbe certamente l’occasione giusta.

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3) Final Fantasy VII + VIII + IX

Quando una saga storica come Final Fantasy passò da Nintendo a Sony, la storia cambiò. Quando Squaresoft (all’epoca non ancora accorpata alla Enix, sviluppatrice di Dragon Quest) rilasciò Final Fantasy VII, il mondo videoludico si arrestò, divenendo fenomeno culturale e trascendendo la sua forma elettronica. Un universo racchiuso in un videogioco. In attesa del remake su PS4, ingannare l’attesa rigiocando questo capolavoro nella sua versione originale potrebbe permettere anche di apprezzare maggiormente la futura riedizione.

Non c’è però da dimenticarsi di Final Fantasy VIII e Final Fantasy IX, anch’essi irrinunciabili, che andrebbero a comporre un trittico di titoli che racchiuderebbero la storia contemporanea dei giochi di ruolo giapponesi.

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4) Tekken 3

Se con Crash, Spyro e Final Fantasy ci siamo presi la libertà di includere tutti i titoli a loro dedicati, con Tekken la questione si fa spigolosa. Per quanto vorremmo avere tutti e 3 i capitoli del picchiaduro Namco custoditi nella nostra Playstation Mini, possiamo comprendere che, per ristrettezze, si dovrebbe rinunciare a qualche tassello. Se dovessimo scegliere il miglior rappresentante della serie, il prescelto sarebbe senz’altro Tekken 3. Rilasciato alla fine di un ciclo generazionale, è colui che ha rappresentato un distacco netto per il suo comparto tecnico avanguardistico, rassomigliando già ad un titolo PS2 (tant’è che Tekken Tag Tournament, presente al lancio di Playstation 2, non è altri che Tekken 3 rispolverato e riadattato alla nuova console), caratterizzando da un gameplay più tecnico e realistico.

Anche se nel mio cuore sono racchiusi i ricordi di Tekken 2 – il più romantico della serie – e le 500 lire inserite nel cabinato del primo Tekken, Tekken 3 ha sancito un cambiamento notevole per il futuro di Namco.

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5) Vagrant Story

Probabilmente è l’inserimento più inatteso rispetto a quelli richiesti ma per chi conosce già questo titolo, saprà quanto meriti di essere incluso all’interno di Playstation Mini.

Vagrant Story è un JRPG sviluppato da Squaresoft che non ha nulla da invidiare a Final Fantasy, rappresentando un adattamento originale e controverso per le sue tematiche e le ambientazioni, oltre che per la sua natura che lo fa annoverare tra i dungeon crawler, con meccaniche di gioco uniche.

Concepito da Yasumi Matsuno – che lavorò già a Tactics Ogre e Final Fantasy Tactics -, Vagrant Story darà vita ad Ivalice, mondo dove in futuro sarà ambientato Final Fantasy XII.

È un titolo che meriterebbe senz’altro maggior apprezzamento rispetto a quello che ha ricevuto: un rilascio su PS mini potrebbe permettere a molti appassionati del genere di giocarlo.

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6) PaRappa The Rapper

Soltanto leggendo il titolo, ci risuonano in testa i “tormentoni” musicali che hanno caratterizzato i nostri pomeriggi negli anni 90 e che ancora non possiamo fare a meno di canticchiare di tanto in tanto.

PaRappa è il rhythm game per eccellenza, che vi accompagnerà con una grafica coloratissima e cartoonesca durante le vostre esibizioni. Non sottovalutatelo per le sue apparenze: può divenire sorprendentemente avvincente (ed anche ostico in alcuni frangenti), richiedendo sincronia e tempismo nel premere i tasti sul controller al momento adatto.

Preparate la borsa del ghiaccio: dopo una sessione a PaRappa vi servirà per scongiurare il tunnel carpale.

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7) Resident Evil Trilogy (Resident Evil; Resident Evil 2; Resident Evil 3: Nemesis)

Nel 1996, Capcom diede inizio ad un fenomeno che terrorizzò una generazione di videogiocatori. Resident Evil sancì la nascita dei survival horror, corrente che avviluppò nelle tenebre l’utenza Playstation. La genesi dei morti viventi non poteva fermarsi ad un unico capitolo e Capcom proliferò con altri due episodi, sempre ambientati a Raccoon City.

La serie procede tutt’oggi con il rilascio di Resident Evil VII su PS4.

La genesi del terrore nacque qui.

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8) MediEvil I & II

Il ritorno di Sir Daniel Fortesque attende soltanto un’ufficializzazione. Sony sta lavorando ad una remastered che riporti il cavaliere scheletrico su PS4. Ciò non toglie che vorremmo comunque poter rigiocare MediEvil nelle sue tenebrose e scanzonate vesti rilasenti all’epoca 64 bit.

Non includerlo sarebbe un delitto.

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9) Oddworld Abe’s Oddysee

“Ciao!” “Seguimi!” “OK!”

Basterebbero queste tre parole per racchiudere i nostri ricordi con Abe.

Un gioco che, con l’innocenza della nostra età, non ci accorgevamo quanto rispecchiasse una realtà grottesca e inquietante.

Abe deve salvare i suoi amici dalla macellazione nell’enorme Mattatoio Ernia che produce cibo in scatola… con la carne dei Mudokon (la razza a cui appartiene il nostro protagonista).

Risoluzioni di enigmi, tra attivazioni di congegni, collaborazione con gli altri compagni e fasi platform, in Oddworld si sopravvive con pazienza e ingegno.

Per chi volesse, Abe’s Oddysee è già stato rilasciato su PS4 in una versione rivisitata: New ‘n’ Tasty.

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10) Ape Escape

Come potrebbe mancare la caccia alle scimmiette?
Ape Escape divertì una generazione di giocatori con le sue frenetiche rincorse col retino appresso i primati, in ambientazioni coloratissime e vivaci.
Il suo successo fu tale che in Metal Gear Solid 3 era presente anche una modalità a loro dedicata!

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Sarebbe bello tornare a scorrazzare come forsennati in quel mondo poligonale, sperando che lo scandaloso doppiaggio possa esser corretto.

 

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11) Metal Gear Solid

MGS fu qualcosa di unico per l’epoca, introducendo le meccaniche stealth e di spionaggio in un gioco che richiedeva cautela e astuzia nel suo approccio. I suoi contenuti e la profondità della narrazione l’hanno resa una delle esperienze videoludiche più significative di quella generazione.
Impossibile dimenticare ciò che ci lasciò Shadow Moses.
Il suo inserimento in una PS mini è obbligatorio.

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12) Silent Hill

Se molti considera(va)no Resident Evil l’esperienza horror per eccellenza durante la generazione Playstation, forse è perché non ebbero modo di visitare Silent Hill.
L’inquietante struttura partorita da Konami ci suscita ancora di brividi freddi lungo la schiena al sol pensiero. Questo fu l’inizio di una genesi del terrore, proseguita successivamente sulle altre console.

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13) Gran Turismo 2

Il “Real Drive Simulator” nacque sulla prima Playstation mostrando un comparto grafico all’avanguardia, con un parco automobilistico esaustivo per ogni appassionato delle quattro ruote. Personalmente preferisco il secondo capitolo di GT, considerandolo più completo del suo esordio seppur siano entrambi notevoli per l’esperienza che offrono

 

Ricapitolando:

  • Spyro The Dragon
  • Spyro 2: Ripto’s Rage
  • Spyro 3: The Year of the Dragon
  • Crash Bandicoot
  • Crash Bandicoot 2
  • Crash Bandicoot 3: Warped
  • Crash Team Racing
  • Crash Bash
  • Final Fantasy VII
  • Final Fantasy VIII
  • Final Fantasy IX
  • Tekken 3
  • Vagrant Story
  • PaRappa the Rapper
  • Resident Evil
  • Resident Evil 2
  • Resident Evil 3: Nemesis
  • MediEvil
  • MediEvil 2
  • Oddworld Abe’s Oddysee
  • Ape Escape
  • Metal Gear Solid
  • Silent Hill

 

Tanti i grandi assenti nell’articolo, ma razionalmente sappiamo che non verrebbero inclusi tutti. Di seguito, le menzioni d’onore:
Hercules, Pandemonium I & II, Tomba! I & II, Parasite Eve I & II, Umjammer Lammy, Suikoden I (ma soprattutto il II), Wipeout e/o Wipeout 2097 (che verrebbe sicuramente inserito da Sony), Dino Crisis, Klonoa: Door to Phantomville (questo è uno dei miei titoli Playstation preferiti), Tomb Raider (anche questo verrebbe sicuramente incluso, non so se tutti…), Legacy of Kain: Soul Reaver e soprattutto…

Castlevania: Symphony of the Night

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