Recensione NO SPOILER Sherlock 4×03 The Final Problem

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Prima di iniziare a scrivere, ho dovuto fare un lungo respiro.
Non è infatti facile riuscire a parlarne ma c’è il desiderio convulso, irrefrenabile di doversi esprimere riguardo ciò che si è visto.
Innanzitutto, è un episodio pressoché perfetto.
Mea culpa per aver dubitato di Moffat e Gatiss nella recensione del primo episodio.
I dubbi però vennero già efficacemente dissipati nel secondo appuntamento.
E in questo season finale sono confluite tutte le emozioni trascinate sino ad oggi, straripando in un torrente di disperazione, di strazi e di nuove speranze.
Potrebbe definirsi non solo un perfetto finale di stagione, ma anche una perfetta chiusura della serie.
Seppur non si escluda un proseguimento di Sherlock, questo potrebbe rappresentare uno degli adii più ben auguranti e raffinatamente eseguiti per una serie televisiva, tanto che per quanto ci sia ovviamente il desiderio di continuare lo show, sarebbe quasi un peccato disturbarla di nuovo.

Un’ora e mezza di tensione costante, tra manipolazioni emotive e psicologiche non solo per i protagonisti ma anche per gli spettatori. Ancora una volta Sherlock dovrà affrontare le sue emozioni, con lo spettro di Moriarty che continuano ad aleggiargli intorno, stavolta assieme allo spettro di un passato di cui non ha memoria.
Mai un attimo di tregua, con nervi tesi come corde di violino e pizzicate con maestria dagli archetti narrativi. Ne esce una melodia straziante, con vibrazioni da pelle d’oca.
Un susseguirsi di test eseguiti assieme a Mycroft e Watson, in cui si distaccano nette le loro personalità. Un gioco sadico a cui sembra impossibile vincere e in cui troveremo coinvolti innocenti e persone care a Sherlock, inserito all’interno di un labirinto mentale in cui il trio si muove come topi smarriti alla ricerca di un’uscita e che soltanto la freddezza, l’istinto e la velocità di pensiero prevarranno.

Una esecuzione magistrale, da applausi a scena aperta per uno dei migliori episodi che io abbia mai visto, non solo della serie ma di qualsiasi serie.

Recensione NO SPOILER Sherlock 4×02 The Lying Detective

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Mi sono dovuto ricredere dopo quel che scrissi nella precedente recensione.
Bocciai l’esordio di Sherlock con toni disfattisti seguiti da burrascosi presagi per il futuro della serie.
Ma devo rimangiarmi le mie parole, confutando in prima persona ciò che dissi settimana scorsa.

Moffat rimette le carte in gioco con un caso davvero appassionante e coinvolgente, esplorando la fragile psiche di Sherlock.
Dopo gli eventi del primo episodio col sacrificio (necessario, come mi espressi già, ai fini della narrazione) di Mary, viviamo le instabilità di Sherlock e Watson.
Il primo prosegue con la sua dipendenza dalla droga, causandogli una visione alterata ed offuscata della realtà (rappresentativa la scene surreale che richiama l’interpretazione di Cumberbatch in Doctor Strange).
Il secondo intraprenderà la terapia, continuando a vedere Mary, la quale rappresenterà una sorta di Grillo Parlante per il marito che ancora deve accettare la sua scomparsa.

In quest’episodio ci viene mostrato un villain subdolo e dal sorriso grottesco, straordinariamente interpretato da Toby Jones.

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Un nuovo caso per il dinamico duo, a tu per tu col serial killer, seguendo uno sviluppo di nuovo lineare dopo il confusionario susseguirsi di scene che caratterizzò The Six Thatchers.
Schemi semplici ma deliziosamente raffinati, tornando allo stile e la classe che rappresentò Sherlock nelle stagioni passate, con tutta la maturità accumulata in quattro stagioni. 
Grandi colpi di scena che confluiranno nel prossimo appuntamento, assicurandoci un season finale al caldiopalma.
Moffat e Gatiss ce l’hanno fatta ancora, confezionando un episodio che smentisce qualsiasi critica derivata dal precedente. Ed un intrattenimento così di qualità non ce lo godevamo da tempo.

Recensione NO SPOILER Sherlock 4×01: The Six Thatchers

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Speravo davvero che la sensazione che stava accrescendo dentro di me non venisse confermata.
Forse è presto per fare gli scongiuri del caso ma già da “The Abominable Bribe” aleggiava un senso di imperfezione laddove Sherlock rappresenta(va?) per me una serie pressoché perfetta.
Prima dello special natalizio, dovetti considerare la terza stagione più fiacca delle precedenti seppur essa mantenga comunque elevato l’intrattenimento.
L’oscuro sentore che la coppia Moffat/Gatiss stesse perdendo colpi era uno spettro che aleggiava col suo gelido tocco…
Purtroppo il problema di Moffat – ma in generale lo è per qualsiasi sceneggiatore – è che ha difficoltà a mantenere i suoi stessi standard dopo tot. stagioni.
Accadde per Doctor Who e succede anche qui con Sherlock, la sua creatura.
Devo inoltre riuscire ancora a comprendere la sua sadica e contorta tendenza a sfoltire gradualmente il cast laddove lui non riesce mai, in alcun modo, a generare pathos attorno ai decessi dei personaggi.
Anche in questo caso riporto l’esempio di DW – e chi ha visto sa – dove non riuscì a generare un minimo di drammaticità, neanche per la consueta, inevitabile rigenerazione del Dottore.
Accade dunque anche qui in Sherlock in cui viene tolto dai giochi un elemento che, fin dalla sua apparizione, è divenuto zavorra.
Per chi ha visto l’episodio o letto semplicemente i romanzi di Doyle, avrà capito a chi mi riferisco.
Tutto succede nella sua artificiosa, innaturale accidentalità, seguendo schemi imposti dall’eredità del romanzo e per necessità narrative perché dopotutto era un taglio che andava fatto, il prima possibile.
Questo procedimento sa di tempo sprecato, nell’esser stato spettatore di un quadro narrativo inutilmente intricato e faticosamente contorto oltre che fuorviante.
Il primo episodio sa di occasione sprecata, considerata la breve durata della serie. Se ne esce confusi e in parte delusi dopo 90 minuti di sequenze che si susseguono alla rinfusa, considerabili riempitive per colmare la durata dello show.
Seppur manchino ancora due appuntamenti per 3 ore complessive di show, sembra si sia già inteso attorno a chi ruoterà la quarta stagione. Questa attitudine non mi convince, dato lo scarso interesse che ho verso questo personaggio che sinceramente non ho mai considerato granché credibile.
Non vorrei troncare una serie come Sherlock sin dal suo primo appuntamento con la nuova stagione, ma ciò che presagisco da questo inizio non mi convince e accentua la mia paranoia riguardo la chiusura di un ciclo che, prima o poi, deve pur giungere.