Le top (inutili) della domenica: i 15 nemici di Super Mario preferiti (eccetto Bowser)

Con più di una storia trentennale alle spalle, l’idraulico baffuto ha dovuto affrontare miriadi di nemici diversi che lo dividevano dalla Principessa Peach, in perenne condizione di rapimento.

La domandona di questa ennesima giornata estiva è: Quali sono gli sgherri di Bowser più memorabili? Ma parlo anche dei cazzilli che circolano per il Regno dei Funghi, non necessariamente i boss della fungia.

Non avendo nulla da fare in questa giornata di bighellonamento, mi sono dilettato in una top 15. Tanta è la noia. Ho rovistato tra tutti i giochi di Super Mario facendo una cernita dei nemici più buffi, nostalgici, ostici e particolari.

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Alcuni da cui ho tratto ispirazione. Non sono tutti ma accontentatevi.

 

 

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15) Rex (Super Mario World)

Il primo dei poracci ad essere inserito nella top è Rex, sfigato dinosauretto più coriaceo di quel che sembra. Saltandogli in testa, uno si aspetta che schiatti. E invece no.
Lui continua a sgambettare, recidivo, ma schiacciato a metà.

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Starà a voi decidere se lasciarlo vivere in questa miserabile condizione oppure dargli l’ulteriore colpo di grazia rizompandogli addosso.

 

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14) Mouser (Super Mario Bros. 2 aka Super Mario USA)

Mouser è un pezzentissimo boss del controverso Super Mario Bros 2 che, di stranezze, ne ha tirate fuori parecchie (ed è per questo che lo adoro), tanto che si potevano permettere di mettere un topo con gli occhiali da sole (capirete tra poco perché li indossava, non solo per apparire più ganzo) che aveva delle catapulte al posto delle mani, considerata la velocità con cui lanciava le bombe.
Ad ogni esplosione, si incorre in un attacco epilettico dato l’effetto sparaflashoso che generavano (spiegato il motivo degli occhiali).
Questo maledetto andava ripagato con la stessa moneta, rilanciandogli le sue stesse bombe appresso (facendogliele esplodere in faccia, possibilmente)


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13) Blargg (Super Mario World)

Non lasciatevi trarre in inganno dalla sua espressione da beota: Blargg è uno tosto.

Il suo compito è quello di mordervi le chiappe quando attraverserete la magione di Bowser.

Se tu che ora starai leggendo questo entusiasmante articolo devi aspettare 3 ore per farti il bagno al mare dopo aver mangiato prosciutto e melone, Blargg può nuotare nella lava anche dopo aver trangugiato una peperonata e sgargarozzato chinotto ghiacciato, in barba alla congestione.

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Dopo la sua prima apparizione in Super Mario World, non sorprende che Blargg sia stato richiamato dal boss con il guscio a spilli per sguazzare ancora nei fiumi di lava, a difesa del suo castello. Neanche il tempo di fare domanda all’INPS per la disoccupazione.
Molteplici le sue comparse, anche nelle avventure più recenti:

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Super Mario Galaxy

 

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Super Mario 3D World

 

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E anche in Yoshi’s Island

Ma il nostro preferito è sempre quello originale:

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Col suo sensualissimo strabismo di Venere

 

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12) Super Koopa (Super Mario World)

È un aereo? Una tagliatella volante? No, è Super Koopa!
Dotati di mantello, un Koopa non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso.
Sfreccia tra i cieli del Regno dei Funghi in canotta, senza mutande, col suo fisico da giocatore di bocce.
Acciaccandolo, non solo infrangeremo il sul sogno facendolo tornare ad essere un normalissimo Koopa, ma potremo acquisire uno dei power up più fighi del mondo di Super Mario:

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‘a piuma!

Che ci permetterà di svolazzare a nostra volta per tutto il livello!
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11) Hooktail (Paper Mario: Il Portale Millenario)
Hooktail (meglio conosciuta da noi mangiatori di spaghetti come Crimilde) è una draghessa che terrorizza gli abitanti di Borgofiore, tranquilla cittadina popolata dai Koopa che se la fanno nel guscio al sol pensiero che arrivi lei a far merenda.
Ovviamente interverrà Mario per risolvere la faccenda, arruolando Koops (italianizzato in Koopaldo) per far capire alla draghessa che mangiare tartarughe non è etico e che risultano pesanti la sera per la digestione.
Il dettaglio curioso è che Hooktail, apparentemente invincibile, ha un impensabile punto debole: il gracidio di una rana.

 

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10) Chargin’ Chuck (Super Mario World)

Come una vera squadra di football, i Chargin’ Chuck si dividono in ruoli per tentare di intralciare la nostra scampagnata nel Regno dei Funghi.
C’è chi corre, chi zompa; chi, confuso, ci lancia palle da baseball (!?)
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La loro disorganizzazione e tenacia li porta ad essere uno dei nemici più duttili delle avventure bidimensionali di Super Mario, considerando la quantità di ruoli che ricoprono.
Dopo lunghi anni di assenza dai verdeggianti prati in cui rincorrerci e azzardare improbabili schemi, la squadra di football è tornata per romperci gli zebedei anche in Super Mario 3D World:

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Addio Toad.

 

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9) Sumo Bros. (Super Mario World)
Con la loro possenza fisica, i Sumo Bros. fanno tremare tutto battendo un piede in terra, generando una scossa tellurica che bloccherà i vostri movimenti (un po’ come accadeva con i Martelkoopa incicciottati in Super Mario Bros. 3).
Espressione serissima e una dieta a base di spezzatino con i fagioli e cucchiaiate di strutto hanno permesso a questi Koopa di essere potentissimi rispetto agli altri debosciati.
Si segnalano altre apparizioni più recenti, sempre in splendida forma:

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Qui immortalato in tutta la sua magnificenza.

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8) Phanto (Super Mario Bros. 2 aka Super Mario USA)

Se avete avuto un brivido lungo la schiena vedendo l’immagine, sappiate che non siete i soli. Phanto ha generato un’ondata di terrore in tutti i giocatori di Super Mario.
Custode di ogni chiave del gioco, si risveglia appena tenterete di sottrargliela, dandovi la caccia finché non mollate ciò che gli avete rubato. La sua ricerca spasmodica e i movimenti improvvisi lungo tutto lo schermo lo rendono uno dei nemici più imprevedibili che l’idraulico baffuto abbia mai incontrato.
Il suo ghigno vi darà notti insonni, facendovi mettere a letto con la luce accesa, stretti al vostro peluche di Yoshi. O-ovviamente non parlo di me.

7) Big Bertha (Super Mario Bros. 3)

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La pesciona (per noi è una lei) del terzo mondo in Super Mario Bros. 3 guizza incessantemente sul fondo marittimo in attesa di divorarvi in un sol boccone. L’ansia che genera e la necessaria prontezza di riflessi richiesta per schivare i suoi assalti la rendono una nemica infamella da affrontare.

Attualmente è anche ottava tra i personaggi più sensuali di Super Mario. Ma questa è un’altra storia che riserviamo per un altro articolo da sfoderare in un’altra inutile giornata a cui tenteremo di dare un senso.

6) Angry Sun (Super Mario Bros. 3)

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Alzando gli occhi al cielo in questa rovente giornata di Luglio, verrete accecati ed abbrustoliti dai prepotenti raggi solari dell’Angry Sun.

A differenza di quello appartenente al nostro Sistema Solare, il sole in Super Mario Bros. 3 è incazzatissimo e cercherà di ustionarvi le chiappe flosce agitandosi per tutto lo schermo con assalti frontali per poi tornare in cielo e ripiombare su di voi per squagliarvi. 

Dopo che venne scongiurata la sua presenza nel diabolico editor di Super Mario Maker, Nintendo ha deciso che l’incubo fiammeggiante doveva tornare per terrorizzarci di nuovo nel recente Super Mario Maker 2.

Il design è raccapricciante:

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Sì indaga ancora su cosa gli sia successo.

 

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5) Lakitu (Super Mario Bros.)

Non fatevi abbindolare da quella faccia pacioccosa e gli occhiali da rincitrullito: questo nerd vi farà dannare.

Lakitu fa la sua comparsa nel primo Super Mario Bros, svolazzando a bordo della sua nuvoletta tra i cieli pixellosi. Da codardo quale è, vi lancerà dei gusci spinosi tenendo il deretano lontano dagli scarponi dell’idraulico baffuto, a bordo della sua nuvoletta. Ciò non basterà per scamparla: potrete fottere Lakitu raggiungendo un spazio elevato per fargli assaggiare le vostre suole. In compenso, potrete anche fregargli la nuvoletta e completare il livello in volo.

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Il quattrocchi cercherà il riscatto nelle avventure successive, ma con scarse probabilità di successo.

Deluso dalle sue prestazioni, Bowser deciderà di affidargli altri compiti. Facendo parte del club audiovisivo, Lakitu coprirà il ruolo che maggiormente si confà alle sue caratteristiche da nerd: cameraman, esordendo in Super Mario 64.

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La sua carriera decolla (letteralmente) venendo confermato in Mario Kart 64, occupandosi dell’avvio delle gare e ripescando dall’oblio tutti quei piloti sventurati finiti fuori pista.

Innumerevoli le sue presenze nel franchise Nintendo, trovando spazio nelle rappresentazioni sportive e party game senza però rinunciare al fracassamento dei maroni apparendo sporadicamente come nemico. Giusto per spaccargli di nuovo gli occhiali.

 

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4) Rawk Hawk (Paper Mario: Il Portale Millenario)

Il cazzutissimo Rawk Hawk fa parte del variegato compendio di antagonisti presenti nel mondo di Paper Mario. Con l’alter-ego “The Great Gonzales”, il nostro idraulico cartaceo dovrà effettuare una scalata al successo partendo dai bassifondi più infimi del wrestling, fino alla proclamazione che lo porterà a sfidare il campione.

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Petto villoso, atteggiamento spaccone e potenza di percosse sono le tre caratteristiche che contraddistinguono “The Feral Nuclear Reactor” Rawk Hawk!

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3) Birdo (Super Mario Bros. 2)

Scrivere di Birdo ci porta ad aprire uno dei fascicoli più scottanti dell’archivio segreto di Nintendo. In quel brodo primordiale chiamato Super Mario Bros. 2, lo sputatore di uova è certamente uno degli elementi più controversi per un titolo che ha comunque saputo offrire una sfilza di personaggi che manco con La fabbrica dei mostri potevi partorirli.

Birdo ha riscosso un insospettabile successo. Oggi la troviamo ancora presente in innumerevoli giochi Nintendo in tutta la sua disagevole presenza. Fascino da Platinette infiocchettata e un po’ diva alla Marini che ti fa inevitabilmente simpatizzante per lei, Birdo ha conquistato i cuori di tutti, come solo una vera star sa fare.

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2) Koopa Bros. (Paper Mario)

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Così ridicoli e tenaci che è impossibile non premiarli su un podio d’onore.

I Koopa Bros. cercheranno di romperci le uova nel paniere facendo la loro comparsa con coreografie sgargianti e ridicole pose da Power Rangers.

Starà a noi parcheggiare le nostre scarpe antinfortunistiche nei loro gusci smandrappati.

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1) Wart (Super Mario Bros. 2)

Data l’assenza di Bowser, ci serviva un grande cattivone che potesse fare le sue veci. Wart è il perfetto antagonista sostitutivo di cui avremmo voluto sapere e vedere di più nel corso della storia del Nintendoverso. Strano che anche lui sia appartenente al mappazzone stroboscopico di Super Mario Bros. 2.

 

Il regale rospone ci vomita addosso bolle con la stessa cadenza di fuoco di un millennials che beve la sua prima Corona e fa uscire il meglio di sé a fiotti. Wart però non è furbissimo ad affrontarci in un sottorraneo munito di fabbrica genera-frutta in un gioco in cui zucche e altre diavolerie estirpabili dall’erba sono l’arma principale.

Dopo la sua disfatta, Wart è desaparecido. È stata così forte la batosta oppure l’antagonismo con Bowser lo ha schiacciato? Ci vorrebbe puntatone di Meteore. Noi intanto lo piazziamo primo, sperando che i piani alti di Nintendo leggano l’articolo.

 

Qui si conclude la nostra mozzafiatante top 15. Abbiamo escluso volutamente i nemici più canonici optando per le varianti più bizzarre e memorabili.

Non è detto che anche loro non possano trovare uno spazio sul nostro blog, se ci andrà. 

 

 

Guru Meditation #2: “Fattore temporale”

Potrei iniziare questo articolo con una massima scontata ma mai banale, appropriata ma ormai inflazionata:

Il tempo è relativo.

È una regola universale che vale anche nel mondo videoludico .

Titoli intramontabili come Super Mario Bros. scindono da qualsiasi vincolo temporale, perché eterni, sempreverdi.

Quando trent’anni fa venne rilasciato il primo storico Super Mario Bros. su Famicom (da noi in occidente conosciuto come NES), probabilmente non si era consci di come, quel mondo costellato di pixel celasse la formula di un elisir dell’immortalità, un algoritmo semplicemente perfetto di un gioco capace di intrattener e divertire tuttora, per quanto intanto di progressi se ne sono fatti parecchi dall’era dell’8-bit.

Siamo nell’era del videorealismo, del 4K, dei 60 fps, di tutte quelle terminologie tecniche di cui ci si riempie la bocca ma che in sostanza a nulla servono. Sono standard che ormai si pretendono e si danno per scontati, in una costante ed estenuante ricerca della perfezione grafica, divenuta oramai monomania fine a se stessa.

Ciò che conta è il divertimento e un gioco, per quanto virtualmente possa offrire un quantitativo incalcolabile di intrattenimento, finisce quando giunge la noia e la ripetitività. Torniamo dunque al fattore temporale, facendo delle distinzioni.

Esiste longevità e temporalità.

La longevità è relativa alla durata effettiva di un gioco, di quanto esso offra intrattenimento al giocatore, spesso concludendosi con i titoli di coda dell’avventura principale.

La temporalità è un concetto più romantico ed astratto: è la vita effettiva di un gioco, relativa all’interesse del pubblico.

Super Mario Bros. lo si può concludere anche in un pomeriggio (longevità) ma il suo fattore temporale lo rende un gioco che, per quanto potrebbe risultare antologico e desueto, possiede un fattore temporale che lo eleva ad essere, per l’appunto, intramontabile.

È un classico, e vale così per ogni forma d’arte: che si tratti di Dostoevskij per la letteratura o di Hitchcock per il cinema, anche i videogiochi non sfuggono al concetto di classico.

Parlando dei tempi odierni, il concetto di temporalità è piuttosto effimero, per quanto paradossale possa sembrarlo.

Rispetto al passato, le pubblicazioni videoludiche sono costanti, con release divenute oramai giornaliere, anche grazie al mercato indipendente e al mondo digitale, laddove prima non esisteva questa possibilità.

I videogiochi odierni si incentrano sulla giocabilità online, funzionalità che ha sempre esteso la longevità di un titolo e conseguenzialmente anche la sua temporalità.

Il paradosso sta proprio in questo; per quanto il gioco in rete dovrebbe concedere virtualmente un quantitativo di ore tendenti all’infinito, con tutte le possibilità e le funzionalità che mette a disposizione dei giocatori, subentra un fattore umano: la noia.

L’utenza è certamente cambiata e di conseguenza il mondo videoludico, che ruota sempre più velocemente. I videogiocatori sanno stufarsi presto anche di un sistema di gioco che dovrebbe poterli intrattenere a lungo. Eppure, il pubblico esigente, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, pur di soddisfare le proprie, cangianti esigenze, va altrove.

Perché?

Siamo una generazione incontentabile che vanta una libreria di titoli nauseantemente estesa, con tutti i prodotti acquistati con sufficienza durante gli sconti digitali. Impulsi di oniomania che ci hanno condotto ad aver anche centinaia di titoli senza saperli gestire, lasciandoli lì e giocandoci “quando si avrà tempo”. Chissà quanti di quei prodotti, magari acquistati anche con coscienza e sincero interesse saranno poi portati a termine e considerati, non si sa quando.

I progetti a “lungo termine” di un gioco online sono spesso traditi dalla stessa utenza che richiede longevità sui giochi in cui va ad investire, tra il prezzo del titolo in questione e i season pass truffaldini del caso, che poi inesorabilmente non può e/o non vuole più dedicar tempo al suddetto progetto. L’esempio lampante è The Division, con tutto l’hype che trascinò con sé come si confà ad Ubisoft nel presentare le sue perle, prodotti commerciali preconfezionati e propinati all’utenza media che spende, la stessa che annualmente fa la fila al Gamestop per Assassin’s Creed in quella che reputo una sindrome di Stoccolma inconscia. Il titolo della società francese propone un sistema di gioco unicamente online, con il progressivo sblocco delle aree di una NY serragliata e talebana. I primi mesi mi sembrano furono piuttosto prolifici per il gioco con una utenza presente ed attiva. Poi il tracollo. Ubisoft sembrava ambisse ad un progetto che si estendesse sul piano temporale come è riuscito ad Activision con Destiny, ormai giunto al terzo anno, con un pubblico sorprendentemente fedele. Una fedeltà tradita e malriposta, per quanto in The Division l’utenza sia tuttora presente e certamente se lo acquistate – o se lo possedete già, accendete la console – , non troverete un mondo deserto. Però, potrete constatare come l’utenza sia ridotta drasticamente rispetto ai primi mesi di gioco. Sembra però che non basti questa disponibilità, laddove invece The Division mantiene le sue funzionalità in game. Ma al pubblico non va più come prima di mettercisi sù. Perché? Perché si intrattiene con altro, perché il concetto di temporalità, per quanto è stato considerato nei piani di Ubisoft, è sfuggito, s’è dissipato.

Un mondo infame, ma che continua a puntare insistentemente sul multiplayer dove forse l’utenza gradirebbe incentrarsi sull’esperienza in singolo che forse a molti manca.

Laddove prima la funzionalità online era un servizio aggiunto ad un titolo che offriva il single player, ora è il contrario: l’esperienza in singolo è messa in secondo piano rispetto al gioco in rete con gli altri giocatori.

Forse è bene che si inizi a tornare sui propri passi, riproponendo esperienze individuali ai videogiocatori di cui si sente l’assenza. Le esperienze di gioco in rete sono senz’altro esaltanti ma hanno generato una generazione di videogiocatori competitivi che talvolta non sembrano saper gestire una formula di intrattenimento e di sfida così ampio.

Il multiplayer online ha certamente cambiato il mondo del videogioco, permettendoci di realizzare quel sogno inizialmente concretizzato da Sega col Saturn, prima console casalinga ad usufruire del servizio in rete per poter giocare con altre persone in tutto il mondo. Ora lo si da per scontato, ma il grande passo venne fatto oramai 20 anni fa dalla società giapponese. Un servizio adoperato da pochi all’epoca (considerando soprattutto una comparazione con l’utenza odierna) certo, però fu l’inizio di un percorso che permise ai giocatori di tutto il mondo di condividere le proprie esperienze videoludiche. Un sogno che forse è stato coltivato da ogni sviluppatore del settore prima di oggi, prima di Sega. Oggi è la consuetudine, la prassi, il naturale concetto di videogioco instillato nell’immaginifico collettivo, anche ai “babbani” che non sono addentrati nel mondo dell’intrattenimento elettronico. Eppure, per quanto sia straordinario, sembra non si abbia considerato di come avere un’utenza sempre attiva e presente su ogni progetto che proponga un servizio online non è possibile seppur, sorprendentemente, si riescano ad incontrare giocatori anche su server dimenticati. A me sembra che si generino deserti, lasciati incustoditi dopo anni di attività, di come si tenti di mantenerli attivi per quella poca, fedele utenza. Mondi estesi ed esplorabili abbandonati o disabitati. E di come, inesorabilmente, anche i titoli a cui giochiamo oggi, prima o poi verranno lasciati al caso. Il processo avviene velocemente, considerando come alcuni giochi, per quanto non vengano abbandonati, abbiano una temporalità limitata, perché la tendenza richiama l’attenzione e l’interesse su altri prodotti.

Capita anche che, un gioco uscito lo scorso anno sia già considerato relativamente “vecchio“. Succede che si dimentica in fretta, in un mondo videoludico che ci tartassa di informazioni e che guarda sempre al futuro, lasciandoci smarrire il concetto di temporalità.